Leadership: le competenze soft che ne caratterizzano l'efficacia

Pubblicato da: Salvatore Errante aggiornato il 14 luglio 2021
Salvatore Errante
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leadershipNello sviluppo della leadership, le competenze su cui concentrarsi per accrescere l’efficacia sono principalmente quelle soft, ovvero comportamentali.

L’obiettivo di questo articolo è analizzarle e descriverle singolarmente, presentandoti anche un approfondimento sui vantaggi a disposizione delle aziende che prevedono programmi di formazione permanente dedicati ai manager e ai leader del futuro.

Quali sono le competenze necessarie all’efficacia della leadership?

Per guidare il proprio gruppo di lavoro, risolvere in modo rapido eventuali problemi e acquisire la fiducia di collaboratori, clienti e partner, un leader deve possedere specifiche competenze soft:

Nei prossimi paragrafi le analizzeremo singolarmente, puoi cliccare nell’elenco quella che ti incuriosisce di più, oppure passare direttamente agli argomenti successivi.

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In questo video, Julia Milner - Professoressa di Leadership alla EDHEC Business School – racconta di quanto spesso il concetto di leadership venga frainteso, perché associato alla somma delle competenze di tutti i componenti del gruppo di lavoro.

In realtà, sono le competenze soft e comportamentali e non quelle hard, legate alle conoscenze tecniche, a rendere un leader efficace. Vediamo quali sono.

Empatia e intelligenza emotiva

I concetti di empatia e intelligenza emotiva sono assimilabili: si tratta di competenze che alcune persone posseggono dalla nascita, ma che possono anche essere acquisite e allenate.

 

All’interno di un’organizzazione, ad esempio, per i manager possono essere previsti progetti di formazione per facilitare il riconoscimento delle emozioni nei loro collaboratori e la comprensione degli effetti di ogni azione, notizia o avvenimento sul morale e sul clima lavorativo, per essere preparati a gestirli con efficacia.

L’assenza di empatia nelle figure manageriali può causare un calo della motivazione nel gruppo di lavoro, della fiducia reciproca e della qualità della performance.

Tuttavia, nella maggior parte dei casi non si tratta tanto di un comportamento sociopatico, quanto più di una mancanza di esperienza nel praticare l’intelligenza emotiva nell’ambiente di lavoro.

Deve essere allenata la capacità di riconoscere i momenti in cui lasciare da parte l’aspetto esclusivamente professionale e coinvolgere emotivamente i collaboratori, supportarli e rafforzare lo spirito di squadra. Vediamo come fare, nel prossimo paragrafo.

Collaborazione e lavoro di squadra

La capacità di organizzare e fare funzionare in modo efficace un gruppo di lavoro rientra tra le competenze dei leader che forse tendono a essere date più per scontate, ma è fondamentale e vale la pena approfondirla.

La condivisione di un ufficio non crea automaticamente un gruppo coeso, lo sanno bene i manager che nei primi mesi del 2020 si sono trovati, in molti casi per la prima volta, a dovere gestire i loro collaboratori a distanza (torneremo più avanti su questo argomento, con un focus dedicato).

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L’efficacia di un gruppo di lavoro dipende in larga misura dal modo in cui le capacità e i punti di forza individuali vengono messi a disposizione degli altri, assegnando in maniera chiara le singole responsabilità e condividendo gli obiettivi da raggiungere. Qui entra in gioco una competenza rara, ma che è possibile sviluppare e allenare: la delega.

Inoltre, un leader dovrebbe essere in grado di riconoscere le dinamiche che possono complicare e compromettere la collaborazione, gestendo in anticipo i problemi.

Comunicazione efficace

È bene premettere che non stiamo parlando della capacità di parlare in pubblico e di fare una presentazione commerciale, bensì di facilitare un dialogo aperto con e tra i collaboratori.

Per fare ciò, il leader deve necessariamente possedere delle doti di comunicazione solide, basate sul riconoscimento dei segnali, anche non verbali, e sull’ascolto degli interlocutori.

Empowerment

L’empowerment è la capacità di incoraggiare e ispirare il gruppo di lavoro a prendere l’iniziativa. Come spiega molto bene Peter Anderton nel video, la leadership non è una prerogativa dei manager; tuttavia un manager, per essere leader, deve essere pronto a vedere crescere altri leader che potenzialmente potrebbero anche prendere il suo posto.

Il processo di empowerment comprende l’abilità di delegare, che abbiamo citato in precedenza, la valorizzazione del coinvolgimento e del senso di appartenenza che sono elementi determinanti per motivare il gruppo di lavoro.

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I vantaggi di una leadership efficace

Sviluppando o allenando le competenze proprie dei leader che abbiamo analizzato fino a questo punto, le organizzazioni possono ottenere diversi benefici, eccone alcuni!

Maggiore produttività

Molto spesso, ciò che ostacola l’espressione del potenziale e la performance individuale non è tanto una distrazione esterna, quanto un elemento interno al gruppo di lavoro, come un conflitto tra colleghi, la percezione di non essere apprezzati nel proprio ruolo oppure una comunicazione poco trasparente.

leadershipUn leader efficace è in grado di riconoscere gli eventuali ostacoli, gestirli e rimuoverli, creando le condizioni per facilitare l’espressione massima del potenziale.

Cultura aziendale sana

Una cultura aziendale sana e orientata alle performance è legata a doppio filo alle competenze di leadership.

Grazie alla capacità di ascolto empatico, il manager può contribuire a creare e diffondere un clima collaborativo in cui ogni collaboratore sente di potere contribuire al raggiungimento degli obiettivi e al successo dell’azienda.

Inoltre, con un aumento della soddisfazione calano i livelli di turnover e di assenteismo.

Maggiore agilità organizzativa

La capacità di un’azienda di essere agile, abbracciare il cambiamento e adattarsi rapidamente ai nuovi contesti di mercato è essenziale e oggi più che mai ce ne siamo resi conto, con quanto accaduto nei primi mesi del 2020 a causa della pandemia da COVID-19.

Le competenze soft che abbiamo descritto in questo articolo aiutano a rendere agile l’organizzazione, grazie a una comunicazione più efficace che riduce le incomprensioni e aiuta a concentrarsi sulle giuste priorità.

La collaborazione, lo spirito di squadra e l’empowerment aumentano l’efficacia delle competenze dei collaboratori, accelerando il raggiungimento degli obiettivi.

Visione obiettiva

Quando i manager non hanno una percezione obiettiva di quanto sta avvenendo all’interno del gruppo di lavoro, è difficile che riescano a intervenire e migliorare i processi.

Può capitare che i collaboratori abbiano paura di esprimere un’emozione negativa o non vi sia una struttura che incoraggia il feedback reciproco; in ogni caso, il leader deve sapere individuare le cause di preoccupazione, così come gli elementi da valorizzare e premiare.

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5 best practice per i manager

Chi si occupa tutti i giorni della gestione di un gruppo di lavoro, che si tratti di un piccolo ufficio o di un intero dipartimento, sa bene come gli studi accademici, le conoscenze tecniche e l’esperienza possano non essere sufficienti a essere leader efficaci.

Lo sviluppo delle competenze di cui abbiamo parlato in questo articolo serve ad aumentare la consapevolezza di sé e degli altri, la capacità di comunicare in modo efficace e l’intelligenza emotiva.

In questo articolo del 2014 del NY Times, viene evidenziato come uno dei criteri di selezione dei nuovi candidati da parte di Google sia la capacità di imparare. La disponibilità ad apprendere è determinante, sia per l’empowerment, sia per il change management, sia per allenare continuamente le soft skill.

Poiché si tratta di caratteristiche comportamentali, il vantaggio di acquisirle e migliorarle va oltre la sfera professionale, incidendo in modo positivo anche sulle relazioni private, con amici e familiari. Le best practice che ti proponiamo, infatti, possono essere sperimentate anche in momenti extra-lavorativi.

1. Allenare la capacità di ascolto

La capacità di ascoltare può diventare un vero e proprio asso nella manica nelle competenze legate alla comunicazione. I migliori comunicatori, infatti, sono prima di tutto degli ottimi ascoltatori.

La dimostrazione di interesse nei confronti dell’interlocutore è la base per costruire una relazione di fiducia ed è possibile solo ascoltando più di quanto si parli. Un suggerimento pratico? Incoraggiare la persona che si ha di fronte ad approfondire ciò che sta dicendo, con frasi come “Dimmi di più!”.

2. Aumentare la consapevolezza

Essere consapevoli di sé significa sapere quali emozioni si stanno provando, per imparare a gestirle, grazie alla conoscenza delle reazioni istintive a specifiche sensazioni.

Il primo consiglio per allenare la consapevolezza riguarda l’introduzione dello strumento STOP, per prendersi una breve pausa e chiedersi “cosa sto provando in questo momento?”. In questo modo, si riescono a evitare quelle reazioni di cui tipicamente ci si pente dopo poche ore, a emozione passata.

Un altro suggerimento utile può essere la condivisione della sensazione con una persona esterna alla vicenda, per ottenere un punto di vista più obiettivo.

3. Rispettare la parola data

Essere affidabili significa fare ciò che si dichiara di volere fare, dando l’esempio ai propri collaboratori a cui si sta, ad esempio, descrivendo la nuova strategia aziendale o spiegando la necessità di un cambiamento.

Un leader si assume le responsabilità di eventuali scelte sbagliate, senza cercare giustificazioni o capri espiatori, ma non solo, impara anche dai propri errori.

4. Sviluppare il pensiero creativo

Stiamo parlando di allenare la capacità di problem solving, provando a essere creativi nella ricerca di soluzioni facendo leva sulle risorse che si hanno a disposizione.

Le sfide e i momenti di crisi, per quanto spaventosi all’inizio, si dimostrano sempre delle imperdibili opportunità di apprendimento e di sviluppo personale. Il segreto sta nel riuscire a sfruttare a proprio vantaggio anche le condizioni apparentemente svantaggiose, valorizzando ciò che si ha, anziché concentrarsi su ciò che manca.

5. Valorizzare le esperienze extra-professionali

Le attività extra lavorative sono una grande occasione di crescita, soprattutto per quanto riguarda l’allenamento dell’empatia.

Lo studio (della musica ad esempio), i viaggi, le attività culturali e lo sviluppo di progetti paralleli al proprio lavoro principale sono solo alcune possibilità a disposizione per conoscere nuovi punti di vista, confrontarsi con persone dalle esperienze completamente diverse dalle proprie e scoprire elementi in comune, anche inaspettati.

Non è un caso che le attività di team building che riescono nell’intento di rafforzare la collaborazione e mantengono il risultato raggiunto nel tempo siano basate su una forte componente esperienziale: scopri di più in questo articolo sul tema!

Focus: come diventare virtual leader

Le sfide manageriali si sono ulteriormente intensificate, con l’introduzione nelle aziende delle misure disposte per il contenimento del contagio da COVID-19.

Gestire un virtual team comporta il mantenimento di relazioni a distanza con i propri collaboratori, con un monitoraggio continuo e allo stesso tempo il più possibile naturale delle attività, cercando di mantenere elevato il livello di coinvolgimento.

Per essere efficaci, è necessario conoscere gli strumenti di comunicazione da remoto, le loro caratteristiche e potenzialità, per comunicare in modo efficace con il team, attraverso chat, telefono, email e videoconferenza e per organizzare e gestire i meeting virtuali.

 


 

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Argomenti: formazione manageriale, leadership, management, collaborazione in azienda

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