Molti gruppi aziendali intraprendono percorsi per migliorare le performance e raggiungere in modo più efficace i loro obiettivi, grazie allo sviluppo delle competenze e all'apprendimento continuo. Tra le soft skill centrali in quest’ottica, troviamo la consapevolezza di sé e degli altri, fondamentali per prevenire la creazione di conflitti sul lavoro.
Approfondiamo l’argomento nell'articolo che segue.
Perché si generano conflitti sul lavoro?
Supponiamo, ad esempio, di trovarci in una riunione di direzione, nella quale il CEO e i diversi leader di dipartimento affrontano il tema del planning annuale, condividendo idee e spunti per migliorare i processi. Dopo avere analizzato le procedure in uso, la conversazione del gruppo si sposta verso toni più accesi, proseguendo per quasi un’ora senza una direzione né obiettivi chiari. Alcuni commenti sono fuori tema e non ricevono risposte adeguate.
Se tutto ciò ti suona familiare, è perché la maggior parte dei meeting aziendali si svolge con queste modalità: ma quali reazioni generano nei partecipanti e perché ognuno ha una risposta emotiva diversa dal collega?
La prima causa dei conflitti sul lavoro è la convinzione che le proprie personali reazioni siano corrette (o almeno giustificabili), mentre quelle degli altri siano in qualche modo sbagliate o esagerate.
Anche quando si guarda all'interno del proprio dipartimento, è piuttosto comune identificare una o più persone che avrebbero bisogno di cambiare atteggiamento, perché risulta problematico. Tuttavia, questo tipo di analisi della situazione non tiene conto dei propri comportamenti, della propria responsabilità, perché manca una piena consapevolezza di sé.
Ogni gruppo è composto da individui con preferenze, competenze, esperienze, punti di vista e abitudini differenti l’uno dall'altro. Perché questo complesso sistema risulti efficace, c’è bisogno che sia il leader che i singoli componenti lavorino per migliorare la consapevolezza di sé e degli altri, assumendosi una maggiore responsabilità personale.
Il ruolo centrale della consapevolezza di sé
La gestione delle emozioni non è sempre considerata come un elemento determinante nella sfera professionale, ma è fondamentale conoscere e analizzare le nostre reazioni di fronte a un contesto di cambiamento, a una situazione inaspettata o a un’improvvisa richiesta del collega, per evitare che si generino conflitti o incomprensioni.
La comunicazione in azienda non si basa esclusivamente sui messaggi più o meno espliciti che riceviamo dagli interlocutori, ma anche sulle nostre parole, azioni e reazioni. Senza consapevolezza di sé stessi, è difficile comprendere le emozioni, i valori e i principi che guidano i comportamenti.
Come conseguenza dell’assenza di consapevolezza, si cade nella trappola di credere che ogni azione altrui sia frutto di un intento negativo o di un carattere da modificare.
Un esempio? Se arriviamo tardi in ufficio, diamo la colpa al traffico, anche legittimamente, ma se notiamo che un collega fa lo stesso, tendiamo a pensare “è in ritardo perché non gli importa”. Perché non riusciamo a credere che anche gli altri possano avere le stesse nostre valide motivazioni? Perché, senza consapevolezza di sé, si crede che solo le proprie affermazioni siano vere.
Per creare relazioni più efficaci, è importante anche essere consapevoli di come gli altri percepiscono le nostre parole e azioni, considerandone l’impatto sul mondo esterno. Riconoscere e mettere in risalto le competenze e le abilità dei collaboratori risulta estremamente complesso, se il leader non analizza l’impatto dell’ambiente di lavoro e delle proprie parole su di loro.
Come fare? Uno dei metodi più efficaci consiste nell'osservare le reazioni degli interlocutori nel corso delle riunioni o delle discussioni in ufficio, ad esempio un innalzamento nel tono di voce, un improvviso silenzio, una gestualità più accentuata o un sorriso. Si tratta di elementi di cui prendere nota, senza però affrettare un giudizio o una conclusione, perché l’interpretazione personale rischia di creare fraintendimenti. Anche questo è un passaggio utile a una maggiore consapevolezza di sé e dei filtri che vengono applicati all'osservazione.
Può essere utile, in questo senso, introdurre lo strumento del feedback, sia per supportare l’espressione del potenziale dei collaboratori, come abbiamo spiegato in questo articolo precedente, sia per migliorare la percezione e la consapevolezza di sé.
Dopo una riunione di staff, ad esempio, il manager può chiedere ai membri del team cosa abbiano trovato utile e cosa meno, indicando uno specifico passaggio che loro avrebbero preferito avvenisse in un altro modo.
Il risultato? Un legame di reciproca fiducia
Grazie a una maggiore consapevolezza, interna ed esterna, le relazioni in azienda saranno basate sulla fiducia, sulla certezza di potere fare affidamento sugli altri e di essere per loro un punto di riferimento affidabile.
In una situazione difficile, anziché criticare o cercare un colpevole, generando conflitti, il team può procedere più efficacemente, seguendo questa modalità:
- identificare il momento esatto in cui insorge il problema
- accettare il fatto che il problema potrebbe riguardare sé stessi
- essere pronti ad assumersi la responsabilità della soluzione del problema
- impegnarsi fino a che il problema non sia effettivamente superato
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