Cos'è la leadership emotiva? Caratteristiche e vantaggi

Pubblicato da: Salvatore Errante aggiornato il 2 dicembre 2021
Salvatore Errante
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leadership emotivaIn diverse organizzazioni, soprattutto in quelle caratterizzate da una forte tendenza verso la digitalizzazione, è emersa da alcuni anni ormai la sempre minore efficacia dello stile manageriale fondato sull’autorità e sulla forza. Si è invece diffuso il concetto di leadership emotiva, la competenza su cui si basano la comprensione e la gestione delle nostre emozioni e di quelle degli interlocutori.

Scopriamo di più nell’articolo di oggi!

Il significato di leadership emotiva

L’espressione leadership emotiva viene coniata nel libro Primal Leadership - scritto da Daniel Goleman, Richard Boyatzis e Annie McKee – nel quale, oltre a essere definiti stili e tipologie di leadership differenti, la comprensione delle emozioni altrui viene descritta come l'elemento centrale nella capacità di guidare un gruppo di lavoro.

Nel video che ti abbiamo proposto, Goleman descrive l’intelligenza emotiva e quella sociale come competenze capaci di determinare l’efficacia della leadership, perché coinvolgono l’area del nostro cervello che guida il modo in cui ci relazioniamo alle altre persone.

 

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In una sola parola, stiamo parlando dell’empatia, che non a caso rientra nelle caratteristiche più ricercate nelle figure manageriali e il cui sviluppo è divenuto oggetto di percorsi di formazione e di coaching.

Nei manager e nei responsabili dei gruppi di lavoro, la leadership empatica (o emotiva) rappresenta la leva che determina l’autorevolezza (che è ben diversa dall’autorità) e il raggiungimento di obiettivi importanti a livello organizzativo, grazie alla possibilità di migliorare la qualità delle relazioni e delle performance professionali.

 

Perché oggi è fondamentale essere un emotional leader?

 

Dopo la diffusione di notizie e indiscrezioni riguardati il Project Oxygen di Google - che viene raccontato in questo articolo del Washington Post – l’attenzione di molti esperti HR si è spostata verso le soft skill.

Project Oxygen è uno studio, in continuo aggiornamento, che si pone l’obiettivo di determinare le caratteristiche che rendono i manager degli ottimi manager agli occhi delle persone che lavorano per Google.

Se per anni gli studenti delle più prestigiose università mondiali sono stati incoraggiati a orientarsi verso le competenze STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics), con la pubblicazione dei primi risultati delle analisi da parte del colosso di Mountain View, il quadro è cambiato in modo piuttosto radicale.

Le competenze tecniche si trovavano infatti all’ottavo posto - e ultimo, per la precisione - di una sorta di classifica delle competenze manageriali considerate più strategiche, solo dopo una serie di soft skill.

leadership emotivaNel 2018, il team re:Work di Google ha condiviso un aggiornamento del Project Oxygen che comprende la Top 10 delle competenze più richieste nei manager.

Eccole di seguito, in ordine di importanza secondo i collaboratori di Google:

  1. avere capacità di coaching
  2. creare le condizioni per l’empowerment del gruppo di lavoro, favorendo l’autonomia
  3. promuovere l’inclusione, il benessere e la realizzazione dei collaboratori
  4. essere produttivi e orientati al risultato
  5. possedere doti di comunicazione, ascolto e disponibilità a condividere le informazioni
  6. supportare la crescita delle persone e confrontarsi sulle loro performance
  7. avere chiara la visione della strategia per il proprio team
  8. possedere competenze tecniche per consigliare il gruppo di lavoro
  9. essere in grado di collaborare con dipartimenti diversi all’interno dell’organizzazione
  10. avere capacità di decision making

In un contesto come quello attuale, in cui molte certezze sono venute meno – a livello professionale come a livello personale – le nuove generazioni tendono a preferire le organizzazioni in cui, prima ancora di dettare ordini e direttive sulle cose da fare, i leader fanno domande, ascoltano le idee del team, condividono le best practice e sono aperti al cambiamento.

Perché si verifichino queste condizioni, è necessario creare un ambiente emotional safe, nel quale la fiducia reciproca e la collaborazione generano un continuo scambio di idee e valorizzano il contributo individuale.

Molto più delle competenze tecniche, dunque, devono essere ricercati il pensiero critico e la disponibilità al lifelong learning.

Infine, tra i vantaggi della leadership emotiva troviamo la capacità di comunicare anche notizie non buone in modo che le persone ne possano trarre spunti di crescita e miglioramento.

Il manager dotato di intelligenza emotiva non fornisce feedback solo nell’eventualità di situazioni complesse, ma lo fa con regolarità, spiegando le sue motivazioni e offrendo al collaboratore l’opportunità di esprimere il proprio parere. Fare domande relative all’impatto emotivo del feedback sulla persona è la chiave per allenare l’empatia e continuare a promuovere un clima di fiducia.

 


 

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Argomenti: leadership, management, intelligenza emotiva, relazioni interpersonali

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