Nonostante le possibilità e i canali per comunicare siano sempre di più, pensiamo ai social media, non sempre abbiamo la sensazione di essere davvero ascoltati e compresi. Il motivo? Una mancanza di interesse e di empatia nell’interlocutore che, in un contesto professionale, può dare luogo a fraintendimenti, tensioni, scarso senso di appartenenza e cali di motivazione.
La comunicazione empatica può aiutare a migliorare l’efficacia delle relazioni in azienda, prevenendo e gestendo al meglio in conflitti. Ma cosa significa davvero? E come si acquisisce questa competenza sempre più fondamentale nelle organizzazioni? Continua a leggere questo articolo per queste e molte altre risposte!
Cosa si intende con comunicazione empatica?
La comunicazione empatica è prima di tutto una capacità di ascolto empatico; significa impegnarsi per comprendere in modo profondo il proprio interlocutore e connettersi a un livello emotivo e intellettuale.
Nel suo celebre libro, The 7 Habits of Efficient People, l’educatore e autore statunitense Stephen Covey dà una sua definizione di ascolto empatico: una modalità di ascolto che si pone l’obiettivo di capire. Non si tratta di un concetto banale, perché attraverso questo tipo di ascolto si è in grado di assumere il punto di vista di chi parla e comprendere ciò che prova.
Cosa comporta l’ascolto empatico? Molto più della “registrazione” delle parole pronunciate dall’interlocutore, della loro comprensione e di una riflessione. Solo il 10% della comunicazione è verbale e quindi trasmessa attraverso l’uso della parola. Esistono anche un 30% costituito da suoni e un corposo 60% dal linguaggio del corpo. Per ascoltare in modo empatico, dunque, non bastano le orecchie, servono anche gli occhi e il cuore.
Tornando alla nostra definizione, comunicare empaticamente significa dimostrare all’altra persona che la stiamo ascoltando e comprendendo, connettendoci sia a livello verbale, sia a livello emotivo, di pensiero e valori.
A cosa serve la comunicazione empatica?
Assumere il punto di vista dell’interlocutore significa entrare nel suo mondo e vedere ciò che vede; non si tratta certo di un percorso semplice, ma aiuta a evitare malintesi, supposizioni errate e pregiudizi. In azienda, questi elementi si traducono in relazioni interpersonali poco efficaci, mancanza di collaborazione e conflitti da gestire.
Perché si generano i conflitti?
Nella quasi totalità dei conflitti, la causa è da ricercare in una comunicazione difettosa.
Quando qualcuno parla, il livello di ascolto si limita a uno dei seguenti casi:
- fingiamo di ascoltare, annuendo con il capo nel corso della conversazione
- ascoltiamo in modo selettivo, scegliendo a quale parte della conversazione rispondere o controbattere
Raramente si verifica la terza situazione, in cui l’attenzione e le energie sono concentrare sull’ascolto e sulla comprensione di ciò che viene comunicato (anche non verbalmente), con un pieno coinvolgimento della discussione.
La comunicazione empatica può essere sviluppata?
Come tutte le competenze soft, anche la comunicazione e l’ascolto empatico possono essere appresi, sviluppati e allenati, attraverso l’attivazione di alcune best practice.
Per essere più ricettivi nei riguardi di chi sta parlando, occorre prestare maggiore attenzione all’altro, staccandosi dalla tendenza all’egocentrismo, evitando di pensare di avere già capito tutto e di iniziare a dare consigli all’interlocutore.
Essere coinvolti e dimostrare partecipazione implica un’attività di ascolto attivo, per assumere il punto di vista della persona, attendendo che comunichi ciò che desidera esprimere.
È fondamentale ricordarsi di non limitarsi all’ascolto delle parole, ma di sforzarsi di cogliere anche elementi non verbali, verificandone la correttezza senza fare supposizioni.
L’empatia aiuta a non avere paura delle relazioni e a comunicare in modo efficace, migliorando anche l’ambiente di lavoro. Spesso le persone hanno in comune più di quanto si creda e condividono gli stessi obiettivi; attivando l’ascolto empatico si superano barriere e pregiudizi, perché all’interlocutore è offerta l’occasione di raccontare storia ed esperienze vissute dal suo punto di vista. In questo modo, si è in grado di comprendere le motivazioni che hanno portato a un determinata scelta.
Una connessione più profonda con le persone che ci circondano aiuta a comprenderne le esigenze, il vissuto e gli obiettivi; per i manager, si tratta di elementi determinanti nello sviluppo di un percorso formativo che punti alla creazione di una nuova generazione di leader.
Come abbiamo visto in questo articolo, con alcune semplici best practice la comunicazione empatica può essere migliorata, aumentando l’efficacia delle relazioni tra colleghi.
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