Secondo l’Employee Well-Being Report pubblicato da LinkedIn, il grado di felicità dei dipendenti è sceso di quasi tre punti percentuali dal mese di aprile a quello di luglio 2021 e di oltre il 3,5% rispetto a 12 mesi prima. L’impressione delle persone che hanno partecipato alla ricerca è che le aziende, dopo essersi occupate a lungo della loro salute e del benessere organizzativo – diretta conseguenza di quello individuale - nelle prime fasi della pandemia, siano tornate a concentrarsi solo sul business, trascurando le loro necessità e preoccupazioni.
È invece sempre il momento di supportare i collaboratori, a livello professionale quanto personale. Continua a leggere per scoprire altri dati interessanti e analizzarne insieme significati e possibili iniziative orientate al miglioramento.
Le statistiche sul benessere organizzativo nel new normal
Nella premessa abbiamo anticipato alcuni numeri emersi dall’Employee Well-Being Report di LinkedIn, una pubblicazione trimestrale che analizza i dati relativi a coinvolgimento, felicità e soddisfazione dei dipendenti di organizzazioni aziendali a livello globale, evidenziando un dato allarmante.
Il livello di felicità al lavoro viene misurato dai ricercatori di Glint lnc. – una società acquisita da LinkedIn che si occupa di fornire servizi di employee engagement – in modo piuttosto semplice, domandando ai partecipanti:
“Quanto sei felice di lavorare nella tua azienda?”
La semplicità del quesito è in realtà solo apparente, perché il concetto di felicità racchiude in sé diversi elementi determinanti, come:
- la soddisfazione rispetto al nostro ruolo
- la motivazione a esprimere al massimo il nostro potenziale e migliorare sempre
- il senso di appartenenza alla cultura aziendale e l’orgoglio di farne parte
- il livello di fidelizzazione che lega i collaboratori all’azienda e riduce il turnover
- il desiderio di contribuire al successo dell'organizzazione
Il rapporto di Glint viene pubblicato da circa quattro anni e ha reso sempre più evidente la correlazione tra felicità dei dipendenti e incremento del business, ponendosi l’obiettivo di individuare le iniziative che aiutino le aziende a fare sentire le proprie persone più soddisfatte e produttive.
La seconda statistica che vale la pena analizzare riguarda i livelli di burnout, cresciuto del 9% da aprile a luglio 2021 e di quasi il 12% rispetto all’anno precedente.
Cosa significa burnout?
Il burnout è forma cronica di stress lavoro correlato, una condizione di esaurimento emotivo che si manifesta con un senso di distacco crescente del collaboratore dalle attività (l'esatto opposto del coinvolgimento), una difficoltà ad affrontare e adattarsi ai cambiamenti, sensazioni di vulnerabilità e minore qualità della vita.
Nello studio di Glint, il dato sul burnout è stato rilevato analizzando le risposte sulla felicità e sul benessere organizzativo che includessero almeno uno dei fattori di rischio, ad esempio:
- stress
- eccessivo carico di lavoro
- pressione
- ansia
Cosa ci comunicano questi dati
rispetto al benessere organizzativo?
Il calo dei livelli di benessere organizzativo e felicità dei dipendenti, unito al rapido aumento dei segnali di burnout è piuttosto indicativo del fatto che le persone sono preoccupate di tornare alla normalità lavorativa del contesto prepandemico.
Una delle criticità che emergono dalle statistiche riguarda la difficoltà da parte delle organizzazioni di comunicare in modo efficace il ritorno in ufficio e le nuove modalità di lavoro.
La percezione delle persone è stata di non essere più il centro dell’attenzione come accadeva nei periodi di lockdown, quando la salute fisica, mentale ed emotiva era davvero la massima priorità per i manager e i responsabili HR.
Ma il benessere organizzativo non può essere considerato una semplice tendenza passeggera.
Si tratta di un’esigenza concreta e di un elemento alla base dell’incremento della motivazione, della produttività, della soddisfazione e della fidelizzazione, capace di alimentare un vero e proprio circolo virtuoso.
Per questa ragione, dopo avere lavorato alla standardizzazione dei processi HR, oggi si parla sempre più di personalizzazione della employee experience, ponendo le persone al centro delle strategie aziendali e dimostrando di essere in grado di fornire una risposta ad aspettative nuove e in costante crescita.
Come valorizzare l’esperienza dei collaboratori
facendo leva sul benessere?
Nell’articolo di oggi, abbiamo visto come sia stato necessario vivere l’esperienza della pandemia per renderci conto che molti dei modelli organizzativi non siano più sostenibili nell’era della personalizzazione – il nuovo contesto di aspettative crescenti e in costante trasformazione che la digitalizzazione ha portato con sé. In chiusura, è ancora una statistica a fornirci alcuni spunti interessanti.
Nel suo Employee Benefit Trends Study 2021, la società statunitense MetLife individua i tre fattori che saranno determinanti per le organizzazioni nel prossimo futuro:
- benessere individuale e organizzativo (per il 74% degli intervistati)
- la possibilità di scegliere se e quando lavorare da remoto (per il 71%)
- l’attenzione alla salute, la prevenzione dello stress e del burnout (per il 70%)
InsideOut ha ideato Enjoy, un prodotto formativo pensato per aiutare le imprese a promuovere il benessere organizzativo, migliorare il clima in azienda e aiutare i collaboratori a:
- liberare il potenziale personale e professionale
- sfruttare le proprie attitudini e talenti per raggiungere gli obiettivi professionali
- gestire le pressioni quotidiane e aumentare il benessere personale
- affrontare con fiducia i cambiamenti personali e professionali
- lavorare con piena soddisfazione e felicità
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