Una delle valutazioni principali da parte delle aziende in fase di selezione dei nuovi candidati dovrebbe riguardare l’intelligenza emotiva.
Oggi, infatti, molto più delle conoscenze tecniche, è fondamentale valutare qualità come l’empatia, le capacità relazionali, la comprensione degli altri e del contesto in cui si opera.
Continua a leggere questo articolo per scoprire quali siano le attività del dipartimento HR per sviluppare e valorizzare questa competenza.
A cosa serve l’intelligenza emotiva?
In un’organizzazione, un buon livello di quoziente emotivo (QE) è necessario per:
- la gestione dei collaboratori
- la comunicazione interna
- la creazione di una cultura aziendale efficace
- la collaborazione tra colleghi e dipartimenti
- la capacità di attrarre i migliori talenti
Sono sempre più le aziende che considerano l’intelligenza emotiva un fattore determinante per la produttività, l’efficacia e l’efficienza.
Di seguito, ti proponiamo alcune buone pratiche per valorizzare l’intelligenza emotiva dal punto di vista del dipartimento HR. Se desideri approfondire il legame tra questa competenza e l’efficacia manageriale, ti consigliamo questo articolo.
Non solo competenze comportamentali: il quoziente emotivo
Le soft skill come l’empatia, la comprensione degli altri e la compassione possono sembrare intangibili. Tuttavia, si tratta di competenze che hanno a che vedere con alcune delle aree più sensibili di una struttura aziendale.
Soprattutto in ambito HR, infatti, il quoziente emotivo è determinante in situazioni che richiedono la massima attenzione: pensiamo ad esempio alla gestione dei conflitti o dei cambiamenti organizzativi.
L’intelligenza interpersonale va quindi oltre la possibilità di creare relazioni più efficaci tra colleghi, perché comprende la capacità di prendere decisioni complesse e strategiche con il giusto approccio.
Ecco perché, oggi, l’intelligenza emotiva è tra le caratteristiche più ricercate nelle figure manageriali.
Nei collaboratori, questa competenza deve essere valorizzata anche perché - ad esempio - grazie all’ascolto dei clienti si ha una maggiore comprensione delle loro necessità, migliorandone i livelli di soddisfazione e retention.
Su quali competenze concentrare la formazione comportamentale?
Sono due le aree principali su cui concentrare la formazione per sviluppare e valorizzare il quoziente emotivo di un'organizzazione.
Uscendo dal dipartimento HR, un progetto di formazione legato alle emozioni può essere utile a tutti i livelli, per la prevenzione dei conflitti e la gestione più efficace dei clienti – come abbiamo visto nel paragrafo precedente.
Nello specifico, il dipartimento di Risorse Umane ha bisogno dell’intelligenza interpersonale, per riconoscerla nei candidati e trovare le persone giuste nei colloqui di selezioni per le posizioni aperte.
Oggi, trovare candidati che siano in linea con la cultura aziendale e abbiano un buon QE è importante tanto quanto valutare le competenze tecniche e le esperienze richieste nelle job description.
La formazione del team HR dovrebbe quindi servire anche a trovare un metro di valutazione coerente e condiviso delle caratteristiche emotive ricercate. Approfondiamo ora il tema della selezione dei nuovi talenti.
Come valutare il quoziente emotivo nei candidati?
Nello studio Emotional Intelligence at Work, si legge come il 30% degli HR manager ritenga che nella maggior parte delle aziende la valutazione del quoziente emotivo non venga considerata prioritaria come dovrebbe nei processi di recruiting.
Nelle poche aziende che inseriscono l’intelligenza emotiva nei criteri di selezione dei candidati, questa viene esaminata solo attraverso dei test attitudinali che però non assicurano un giudizio accurato e soprattutto non sono correlati al reale contesto lavorativo.
Ecco perché è opportuno che gli stessi recruiter siano dotati di un QE elevato e lo sappiano riconoscere negli intervistati durante i colloqui.
Il legame tra quoziente emotivo e cultura aziendale
Per le organizzazioni, potere contare su persone dotate di quoziente emotivo elevato significa rafforzare la cultura aziendale, orientandola a una maggiore trasparenza, all’empatia e al merito.
I collaboratori emotivamente intelligenti sono più comprensivi, disponibili e proattivi, contribuendo a fornire un’immagine migliore anche agli occhi dei clienti, dei partner, degli investitori e dei nuovi talenti.
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