Le statistiche da conoscere sul cambiamento organizzativo

Pubblicato da: Domenico Malara aggiornato il 28 maggio 2020
Domenico Malara
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cambiamento organizzativoOgni obiettivo strategico definito dalle aziende può implicare la necessità di cambiare. Mai come in questo momento storico, in particolare, è emerso il bisogno di accogliere una serie di trasformazioni, quella digitale in primis, dimostrando di essere agili e di potersi adattare a un contesto decisamente inatteso.

In questo articolo, vedremo una serie di statistiche sul cambiamento organizzativo, per comprendere quali sono le pratiche essenziali alla realizzazione di un progetto di successo.

A quali ambiti si applica un progetto di cambiamento organizzativo?

Ogni azienda ha la sua storia, i suoi obiettivi e, di conseguenza, le sue necessità di cambiamento a livello organizzativo. In molti casi, tuttavia, il change management si verifica a causa di agenti o eventi esterni: trasformazioni del mercato, degli strumenti di lavoro e di vendita, gestione efficace delle risorse introducendo progetti di diversity management.

Gli ultimi mesi hanno diffuso in modo piuttosto massiccio l’esigenza di cambiamento delle attività:

  • dei manager, nel coordinamento del gruppo di lavoro
  • dei venditori, nel trasmettere l’empatia, la vicinanza e il valore della proposta anche da remoto
  • dei collaboratori, nell’adattarsi al contesto dello smart working, mantenendo la concentrazione

Poiché ogni azienda fa storia a sé, però, l’approccio al cambiamento organizzativo dovrebbe essere il più possibile su misura, per essere davvero agile e pronta a cambiare, in qualunque momento.

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La società statunitense Prosci ha realizzato un report nel 2018, frutto di un sondaggio realizzato con il contributo di più di 4000 esperti in change management in oltre 50 Paesi, dal quale sono emerse alcune statistiche che vale la pena conoscere.

Il 71% dei progetti di change management coordinati dagli intervistati da Prosci è stato completato nel rispetto delle scadenze stabilite. Tuttavia, se il focus non viene esteso dai termini temporali alle persone coinvolte dal cambiamento, la riuscita del processo rischia di essere compromessa.

Nell’ 81% dei progetti considerati efficaci, il budget previsto è stato rispettato o, in alcuni casi, risparmiato in parte. L’inefficienza nella gestione del cambiamento ha delle conseguenze anche economiche negative.

Quando si creano le condizioni per cui la gestione del cambiamento è supportata da tecniche, strumenti e competenze da parte del management, il raggiungimento degli obiettivi è fino a 6 volte più probabile.

cambiamento organizzativoAnche Harvard Business Review ha realizzato uno studio sui cambiamenti organizzativi e indica in una percentuale compresa tra il 60% e il 70% le iniziative di trasformazione aziendale che non hanno un esito soddisfacente. Qual è il motivo? Spesso gli stessi leader che dovrebbero guidare i collaboratori e ispirarli ad abbracciare il cambiamento sono i primi a non essere del tutto pronti ad affrontarlo.

Le statistiche condivise da Gartner sono leggermente più incoraggianti, con “solo” il 50% di progetti fallimentari, a fronte di un 34% di pieno successo. Il dato interessante in questo report riguarda però la quantità di trasformazioni intraprese: in media, ogni organizzazione ne ha gestite 5 negli ultimi 3 anni!

Inoltre, sempre secondo Gartner, quasi il 75% delle aziende ipotizza un aumento delle tipologie di progetti di trasformazione nei prossimi 3 anni.

Nel 2019, gli investimenti totali dichiarati per la digital transformation hanno raggiunto 1,7 trilioni di dollari; si può solo immaginare l’impatto della pandemia COVID-19 sull’emergere della necessità di consolidare la digitalizzazione degli strumenti e dei modi di lavorare, comunicare e vendere.

Il fatto che la situazione di emergenza abbia coinvolto in egual misura tutti i componenti delle organizzazioni non può che contribuire al successo della diffusione di una cultura digitale. Gartner, infatti, indica come leva per l’efficacia dei progetti di cambiamento non soltanto la guida da parte del management, ma anche e soprattutto la capacità di includere e coinvolgere i collaboratori a tutti i livelli, con un approccio opposto alla comunicazione top-down.


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