Il progetto di change management per attuare la rivoluzione 4.0

Pubblicato da: Salvatore Errante aggiornato il 11 febbraio 2020
Salvatore Errante
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 Quando si parla di Quarta Rivoluzione Industriale si descrive l’automazione, la robotizzazione e l’interconnessione dei processi produttivi nell’industria.

Trattandosi di un passaggio epocale le aziende sono alla ricerca di soluzioni da adottare per potere gestire il cambiamento e diffonderlo a tutti i livelli organizzativi.

La formazione è uno strumento essenziale dei progetti di change management perché supporta le aziende in diversi aspetti, tra cui lo sviluppo di competenze utili a cogliere i vantaggi dell’industria 4.0.

Nell'articolo odierno vedremo quali sono queste competenze e come stimolarle grazie alla formazione in azienda.

 


 

Il progetto di change management per attuare la rivoluzione 4.0

La caratteristica positiva dei momenti di cambiamento come quello attuale è che il  nuovo mondo è tutto da costruire e ognuno di noi può contribuire a crearne una parte.

 

Quali sono le capacità da formare e i talenti da accrescere?

 

Le aziende che riusciranno a sconfiggere la paura del cambiamento e a sfruttarne le opportunità saranno in grado di partecipare e vincere la competizione del mercato, in ogni settore.

 

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La fiducia nelle proprie idee

Senza dubbio occorre sviluppare la creatività delle risorse interne per fare sì che producano in modo proattivo nuove idee, abbandonando invece le abitudini consolidate che non sono più efficaci.

Il primo obiettivo di un piano di change management dovrebbe essere la diffusione della convinzione che il cambiamento non è solo necessario, ma anche fisiologico, perché fa parte della natura. Il conflitto si attua nel momento in cui l’uomo, in qualità di animale abitudinario, si trova di fronte a una novità e come prima reazione prova disagio, a volte paura.

Con la formazione aziendale si può lavorare per abbattere quei paradigmi mentali che limitano l’espressione delle qualità di ogni individuo.

Parliamo di piccoli errori che commettiamo quotidianamente e proprio per la consapevolezza che “sbagliamo sempre quella cosa” continuiamo a fare: perché non concentrarci invece sugli atteggiamenti che hanno determinato un successo lavorativo?

Oltre a fare sperimentare sensazioni positive, il formatore aziendale esce dal ruolo giudicante che potrebbe fare sentire i partecipanti in soggezione, limitando di gran lunga l’efficacia del corso.

Allenare la mente al pensiero creativo consente di cogliere i vantaggi di una novità (l’adozione di un nuovo sistema gestionale, una nuova strategia aziendale o un cambiamento organizzativo) anziché limitarci a vederne i limiti e ritenerla impossibile da applicare.

Ancora più nel concreto, con la diffusione della tecnologia del cosiddetto internet of things, creatività può tradursi in collegamenti tra idee che in precedenza erano lontane tra loro. Ad esempio la connessione di oggetti di uso quotidiano a internet è una delle rivoluzioni digitali più recenti che si stanno diffondendo.

La gestione del tempo

I cambiamenti che contribuiscono alla rivoluzione 4.0 avvengono ad altissime  velocità. È necessario quindi che le aziende diventino agili e rapide nel prendere decisioni e nella realizzazione di nuove strategie.

 

Le nostre decisioni lavorative sono istintive o analitiche?

 

Il pensiero veloce, basato su intuizioni ed emozioni momentanee costa certamente meno fatica rispetto a quello analitico e più consapevole.

Tuttavia con la velocità di decisione non si valutano a sufficienza i rischi e gli errori sono dietro l’angolo. Non solo, oggi abbiamo a disposizione una quantità di dati (i big data, appunto) tale per cui è praticamente impossibile considerare e valutare tutti gli elementi necessari a prendere una decisione.

progetto di change management decisioni

La velocità del cambiamento si contrappone quindi al bisogno di adottare una nuova abitudine alla riflessione, per prendere decisioni più sicure.

 

Sappiamo assegnare la giusta priorità alle attività?

 

La formazione in azienda può riguardare anche lo sviluppo della capacità di distinguere le reali priorità e scegliere quelle a cui applicare maggiori analisi. 

 

Siamo davvero in grado di delegare?

 

Entra in gioco anche la disponibilità a delegare, un aspetto cruciale soprattutto quando si parla di formazione manageriale.

La delega è uno strumento dalla duplice utilità:

  • da un lato il responsabile è in grado di fare crescere e responsabilizzare i propri collaboratori
  • dall’altro risparmia tempo e può dedicare attenzione a progetti più importanti.

Ne giova tutta l’organizzazione, con processi più snelli e veloci e risorse efficaci dal punto di vista professionale che diventano una base solida grazie alla quale affrontare sfide e cambiamenti del mercato.

Il concetto stesso di leadership è cambiato, passando dalla figura del manager autoritario che prende decisioni strategiche da imporre verticalmente a tutta la struttura a un capo carismatico sì, ma anche empatico, aperto al confronto e alla condivisione, capace di interpretare la visione aziendale e dare l’esempio con i suoi comportamenti.

 


 

Poiché il tema del change management è strettamente legato a quello dello sviluppo della leadership e della capacità di gestire i talenti, la strategia di business non può prescindere da un piano di formazione adeguato che infonda fiducia nelle competenze di ogni risorsa dell’azienda, incrementi il tasso di retention per non disperdere know-how e professionalità e orienti al cambiamento.

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Argomenti: change management, paura del cambiamento

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