Se il clima aziendale è assolutamente da tenere in considerazione per il suo impatto sulle prestazioni e sulle relazioni professionali e persino sulla capacità di concentrazione dei collaboratori, è innegabile che lo stesso clima subisca l’influenza della cultura organizzativa e del modo in cui i dipendenti la condividono, la vivono e la diffondono.
In questo articolo parleremo degli elementi che influenzano il benessere lavorativo:
- Concentrazione
- Ansia
- Noia
e di come raggiungere la zona enjoy.
Gli elementi che influenzano il benessere lavorativo
Abbiamo già parlato di come il benessere organizzativo dipenda dal clima e dal modo in cui i collaboratori si rapportano all’azienda e si fanno portavoce della sua cultura.
Ma quali sono i parametri da monitorare per fare in modo che i livelli di benessere siano sempre alti? Iniziamo con il primo, la capacità di concentrazione.
Concentrazione
Il minimo comune denominatore delle persone capaci di eccellere nel proprio campo (sportivo o lavorativo, poco importa) è la capacità di concentrarsi, a prescindere dalla difficoltà del compito svolto e dall’età.
Diamo il meglio quando siamo concentrati, e questo vale sia per andare in bicicletta, sia per ideare la strategia di una multinazionale o scrivere un libro. Quando la concentrazione si perde, semplicemente non diamo più il meglio.
Chiunque di noi sa cosa significa essere concentrati: è un’abilità primaria degli essere viventi, probabilmente iscritta nel nostro DNA e necessaria per la selezione naturale. Gli adulti hanno le maggiori difficoltà a concentrarsi: i bambini possono avere una concentrazione di breve durata, ma difficilmente si distraggono da ciò che per loro, in un preciso momento, è importante.
Si può tranquillamente affermare che gran parte degli errori degli adulti è causata da una perdita di attenzione. E con essa, si perde anche in termini di produttività, apprendimento e piacere nel fare le cose.
Come si facilita la concentrazione?
La concentrazione non si conquista con la sola auto-disciplina. Sforzarsi di concentrarsi produce infatti un’attenzione obbligata, difficile e stancante da mantenere; non è piacevole e nel lungo termine non è efficace.
La differenza tra l’attenzione forzata e quella spontanea è immediatamente comprensibile. Osservando la concentrazione di un bambino completamente immerso nel gioco, si può avere un chiaro esempio di focus. L’elemento chiave è la chiarezza del desiderio che sta dietro l’attenzione. Il bambino vuole giocare, ed è affascinato dalla scoperta del mondo esterno.
Quando qualcuno è connesso col proprio desiderio, il focus arriva naturalmente, e il desiderio alimenta la concentrazione. Se si osserva il comportamento dei bambini mentre giocano, possiamo imparare a mantenere il medesimo livello di attenzione: quando si fa qualcosa per scelta e per naturale desiderio, il focus arriva naturalmente.
Ansia
Quando una persona vive obiettivi troppo sfidanti in relazione alle proprie abilità/competenze tende a percepire troppo stress che spesso sfocia in ansia.
Aspettative troppo alte spiegano spesso la perdita di concentrazione. Quanto è comune la frase: “Non so se riuscirò a raggiungere l’obiettivo e fare tutto quello che ho da fare?”
Sentirsi sopraffatti dagli impegni danneggia l’attenzione.
Un modo per ridurre la pressione è, ad esempio, liberarsi dalle interferenze che provengono da perfezionismo, ipercontrollo e rigidità.
Noia
Quando una persona ha poche aspettative, perché il lavoro è percepito come troppo abitudinario o non abbastanza importante, la concentrazione può trasformarsi in un senso di noia, in mancanza di coinvolgimento e impegno.
Per ristabilire e mantenere l’equilibrio, la competizione non deve mancare, ma nemmeno essere eccessiva. Come?
- alzando gli standard e prestando attenzione ai dettagli
- trovando compiti più significativi e stimolanti
Un’altra reazione positiva alla noia consiste nel provare a non identificare noi stessi con il lavoro che stiamo facendo: anche se il lavoro può apparire noioso o ripetitivo, non significa che la persona che lo compie non sia valida o capace di attività più complesse.
Come lavorare in zona enjoy
Noi raggiungiamo una concentrazione naturale e rilassata quando siamo assorti nel compito, e quando quest’ultimo si lega alle nostre autentiche motivazioni.
Quando siamo pienamente concentrati, le azioni sembrano magicamente spontanee e non richiedono fatica. Niente ansia o noia. Siamo invece soddisfatti di quello che facciamo, ci piace, lo troviamo elettrizzante e creativo.
Mihaly Csikszentmihalyi, nel suo libro “Beyond Boredom and Anxiety”, parla di flow (stato di grazia), concetto che noi chiameremo Enjoy. Così viene descritto: «Quando una persona è in flow, le azioni vengono l’una dopo l’altra secondo una logica interiore che non richiede un intervento consapevole. Viene percepito come un processo uniforme in cui la persona ha il controllo delle azioni e dove c’è una sottile distinzione tra il sé e l’ambiente, tra lo stimolo e la risposta, tra il passato, il presente e il futuro».
È possibile lavorare in uno stato di focus?
Certo che sì! Ma per poterlo mantenere nel tempo, servono alcuni passaggi preliminari:
- imparare a concentrarsi
- essere consapevoli di ciò che accade mentre si sta svolgendo un compito
Raggiungere il benessere lavorativo ed essere felici è possibile solo se si è in grado di mantenere una mentalità positiva sia per il momento presente che per le prospettive future. Non è un caso che Aristotele, più che la semplice felicità, indicasse con il termine εὐδαιμονία (eudaimonìa) la prosperità dell’essere umano che noi possiamo fare coincidere oggi con la definizione della zona enjoy:
la gioia che si prova quando si dà il massimo per raggiungere il proprio potenziale.
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