Quando le persone che fanno parte di un’organizzazione si sentono a proprio agio nella condivisione di opinioni, nel chiedere aiuto se ne hanno bisogno e persino nel proporre idee di radicale trasformazione, i risultati che si ottengono sono una maggiore reattività al cambiamento, un’efficace spinta innovativa e la capacità di cogliere nuove opportunità. Questa condizione è la psychological safety (in italiano sicurezza psicologica). Scopri tutto quello che c’è da sapere continuando la lettura!
Soprattutto nel periodo post-pandemia, l’attenzione nei confronti di questo elemento nelle aziende è aumentata, perché un clima sicuro dal punto di vista psicologico crea le condizioni per l’espressione di idee, opinioni e proposte innovative.
In quest’ottica, le fearless organization – ovvero le organizzazioni che forniscono sicurezza psicologica alle proprie persone – sono più pronte ad adattarsi ai cambiamenti e persino a guidarli, rinnovandosi rapidamente.
Tutte queste abilità sono sempre state considerate un plus per le aziende, ma con la diffusione del Covid-19 e l’attivazione di modalità di lavoro da remoto o ibride sono diventate più che mai prioritarie.
In questa pagina analizzeremo nel dettaglio i motivi per i quali le aziende hanno necessità di lavorare sulla psychological safety e introdurremo alcuni consigli per rafforzarla all’interno delle organizzazioni. Per passare subito al paragrafo dedicato puoi cliccare l’argomento che ti interessa approfondire dall’elenco seguente.
Il ripensamento dei modelli organizzativi tradizionali è diventato un passaggio obbligato per creare una struttura agile che sappia cogliere tutti i vantaggi che la digitalizzazione ha messo a disposizione. Per mantenere un clima sano, collaborativo ed efficiente, la sicurezza psicologica ricopre un ruolo fondamentale.
Nella piramide dei bisogni, elaborata dallo psicologo Abraham Maslow per identificare gli elementi alla base della motivazione, la sicurezza fa parte dei bisogni primari ed è il secondo livello della piramide, immediatamente successivo alle esigenze fisiologiche.
Proprio come la sicurezza sul lavoro – intesa come insieme di norme e comportamenti virtuosi per contrastare infortuni e malattie professionali, che comprendono anche lo stress da lavoro correlato – anche quella psicologica ha bisogno di regole e richiede che queste siano condivise a tutti i livelli.
Nel suo libro “The 4 Stages of Psychological Safety”, il Dottor Timothy R. Clark – tra i maggiori esperti internazionali di psychological safety, change management e sviluppo della leadership – identifica 4 passaggi essenziali affinché i componenti di un gruppo di lavoro si sentano a loro agio nel fornire un contributo all’organizzazione di cui fanno parte.
Questo primo livello di sicurezza è legato a filo doppio a un altro bisogno della piramide di Maslow: l’appartenenza.
Lo raggiungiamo nel momento in cui siamo a nostro agio e ci sentiamo accettati per ciò che siamo, ognuno nella nostra unicità.
In questa fase, ci sentiamo sicuri di fare domande e sperimentare per acquisire nuove capacità. Per raggiungerla è necessario essere disponibili a dare e ricevere feedback e non avere paura di commettere qualche errore.
Mettendo a frutto le competenze acquisite e i nostri talenti naturali, in questa fase possiamo finalmente contribuire ad aggiungere valore alle attività e alle strategie dell’organizzazione, tramite l’espressione di opinioni e idee, ma anche dubbi e preoccupazioni.
Il quarto livello di sicurezza è quello nel quale, se scorgiamo un’opportunità di miglioramento, non proviamo timore nel mettere in discussione lo status quo.
L’importanza della sicurezza a livello psicologico nelle organizzazioni si concretizza in svariati benefici. Ne abbiamo individuati sette.
Il tema della salute mentale dei collaboratori è emerso come prioritario con il diffondersi della pandemia. Tuttavia, da tempo gli studi in materia di HR sottolineano l’importanza del benessere organizzativo non solo per la sicurezza psicologica dei collaboratori, ma anche per il contributo efficace alla produttività e alla riduzione dei livelli di stress.
L’engagement dei collaboratori è uno dei parametri più indicativi per misurare il benessere all’interno di un’organizzazione. Quando le persone si sentono sicure, è più facile che siano coinvolte nelle attività lavorative: dalla gestione dei clienti o dei fornitori alla risoluzione di problemi, dalle riunioni con i colleghi alla collaborazione nei progetti strategici.
L’impatto della cultura organizzativa sulla motivazione delle persone è forte: la sicurezza psicologica dovrebbe essere allo stesso tempo un punto fermo della cultura e un elemento decisivo per consolidarla e ottenere risultati in termini di riduzione del turnover.
Quando le persone si sentono parte della stessa cultura, incluse e sicure nell’espressione di idee e potenziale, è piuttosto naturale che non abbiano alcuna volontà di lasciare l’azienda per cui lavorano.
La valorizzazione dei talenti è da sempre la leva più efficace per fidelizzarli, riducendo così i costi necessari per reclutare e formare nuove persone.
La psychological safety è un presupposto fondamentale per la circolazione di nuove idee e la proposta personale di iniziative. Solo sentendoci a nostro agio, infatti, possiamo dare libero sfogo alla creatività senza temere di essere giudicati o sminuiti.
Un ambiente di lavoro psicologicamente sicuro porta anche a un miglioramento dell’immagine aziendale agli occhi dei clienti, dei fornitori e di tutti gli interlocutori esterni, compresi i potenziali candidati in fase di recruiting.
Come in un vero e proprio circolo virtuoso, grazie a tutti gli elementi citati fino a qui – ovvero l’engagement, il senso di appartenenza, la cultura inclusiva e l’orientamento alle innovazioni – è naturale che il gruppo lavori al massimo del potenziale e le performance registrino un incremento sia in termini di quantità, sia in termini di qualità.
Per creare un gruppo di lavoro performante e che sia pronto a fornire un contributo valido all’organizzazione, è importante ricordare che nel rafforzamento della cultura aziendale le azioni hanno molta più presa rispetto alle parole.
Il supporto della leadership risulta quindi determinante nel diffondere sicurezza psicologica, a partire dalla capacità di guidare i processi di cambiamento attraverso l’attività di coaching.
Per i manager, soprattutto quando le opinioni di uno o più componenti del team differiscono dalle loro, può essere complicato indagare le motivazioni a sostegno di un pensiero critico.
Invece, è proprio questo il momento migliore per consolidare la sicurezza, facendo domande, chiedendo feedback e cercando di approfondire. La pratica dell’ascolto attivo aiuta sia a comprendere che un’opinione diversa dalla nostra non è necessariamente errata, sia a valorizzare il contributo delle altre persone all’organizzazione.
Quando è il manager stesso a richiedere un feedback sulle strategie, a riconoscere un eventuale errore commesso, ad essere aperto all’ascolto di critiche o a incoraggiare la condivisione di domande e dubbi, è naturale che ogni persona si senta sicura di esprimere il proprio pensiero.
In quest’ottica, l’empatia ricopre un ruolo cruciale: se vuoi approfondire l’argomento, ti suggeriamo di leggere l’articolo “Il ruolo dell'ascolto empatico nella comunicazione efficace in azienda” cliccando qui.
È fondamentale che il manager intervenga qualora notasse comportamenti che rischiano di scoraggiare l’espressione di opinioni. Se una persona riceve sempre e solo critiche in risposta alle sue proposte, presto o tardi smetterà di farne, vedendo limitate la sua creatività e la sua volontà di innovare.
Allo stesso tempo, è importante comprendere le ragioni delle critiche ascoltando tutte le parti e promuovendo un dialogo più costruttivo.
Il concetto di growth mindset è nato dagli studi di Carol Dweck della Stanford University che ha definito l’intelligenza come:
“l’equilibrio dinamico tra assimilazione e accomodamento, ossia la continua ricerca di equilibrio tra la capacità dell’individuo di adattare sé stesso all’ambiente e quella di adattare l’ambiente a sé stesso.”
Tra i luoghi chiave per la costruzione della mentalità di crescita troviamo proprio il contesto lavorativo: ad esempio, l’attività di dare e ricevere feedback favorisce la cultura growth. Il modo in cui vengono affrontati e analizzati i successi, così come le sconfitte è decisivo per la crescita.
La Professoressa Amy Edmondson – a cui, come abbiamo visto, si deve la definizione di psychological safety – sostiene che la capacità di un leader di mostrare la propria vulnerabilità sia un elemento che ne rafforza l’autorevolezza e la credibilità.
Per migliorare la consapevolezza di sé, creare collaborazioni proficue e avere un gruppo di lavoro coeso è necessario allenare (o sviluppare) l’intelligenza emotiva, che è anche alla base dell’empatia.
Un ambiente sicuro dal punto di vista psicologico assicura che ogni persona disponga delle migliori condizioni per esprimere il proprio potenziale e raggiungere gli obiettivi.
Il processo di empowerment fornisce ai collaboratori il corretto grado di autonomia, essenziale ad esempio alla gestione delle attività in contesti di smart working e nella modalità agile.
Ecco una sintesi del suo sviluppo:
In questo modo, il team si auto dirige, con una maggiore assunzione di responsabilità individuali che contribuisce a incrementare motivazione, soddisfazione e coinvolgimento.
Al termine di un corso di formazione aziendale, anche se molto apprezzato dai partecipanti, capita che i risultati siano limitati al breve periodo, con un ritorno alle vecchie abitudini e modalità di lavoro per mancanza di follow-up regolari che aiutano ad allenare le nuove competenze.
Uno degli elementi fondamentali per il successo dei progetti di training aziendale è la fiducia con la quale i partecipanti affrontano il percorso; per alimentarla, la sicurezza psicologica è indispensabile sia nella condivisione degli obiettivi formativi tra manager e partecipante, sia nella predisposizione all’apprendimento e alla messa in pratica delle nuove abilità.
Nell’articolo di oggi, abbiamo viso come la psychological safety debba rappresentare una priorità per le organizzazioni che, nel lungo periodo, potranno trarne benefici a tutti i livelli.
Una cultura aziendale fondata sull’apprendimento continuo e sull’innovazione sarà sempre più orientata alla crescita.
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