Ne abbiamo individuati quattro e te li proponiamo nelle prossime righe, riformulati nel modello GROW:
Nella tabella seguente, troverai gli argomenti che affronteremo in questa pagina. puoi cliccare quello di tuo interesse per passare direttamente al paragrafo dedicato.
Attraverso questo processo, il business coach è in grado di facilitare l’acquisizione di una maggiore consapevolezza in termini di bisogni, motivazioni, competenze e desideri, incoraggiando anche un approccio più efficace al cambiamento.
Nel TED Talk che ti proponiamo di seguito, il coaching viene descritto come indispensabile per migliorarsi sempre, perché da soli non siamo in grado di riconoscere gli ostacoli all’espressione massima del nostro potenziale.
Nella sua esperienza di chirurgo, Atul Gawande acquisisce un nuovo livello di consapevolezza nel momento in cui, resosi conto di non potere trovare da solo occasioni per migliorarsi, chiede a un suo professore in pensione di osservarlo al lavoro in sala operatoria.
Il ruolo del coach, usando le parole dello speaker, è diventare gli occhi e le orecchie del coachee, per osservare e ascoltare il suo modo di lavorare - ma anche le abitudini e i comportamenti ricorrenti - da un punto di vista esterno, incoraggiandolo a individuare quelli meno efficaci, per provare a cambiarli.
La conversazione che si concretizza nella relazione tra il manager che diventa coach e il coachee prende forma a seconda della specifica situazione e dei bisogni del singolo collaboratore.
Sono diversi gli approcci che può avere un business coach nel corso di un colloquio, la differenza più importante è sicuramente quella tra coaching direttivo e non direttivo.
Vediamo questi due stili nel dettaglio, nel prossimo paragrafo.
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Alla base dell’approccio direttivo, che significa guidare, dire, istruire e comandare, troviamo l’assunto che per imparare occorra ascoltare qualcuno che spiega una materia.
Va da sé che il coach direttivo deve conoscere l’argomento meglio dei partecipanti alla sessione e questo è il primo limite, perché nelle aziende di oggi non è essenziale che il manager conosca alcuni passaggi tecnici più dei suoi collaboratori.
L’altro limite dell’approccio direttivo è il fatto che non sempre all’ascolto di un insegnamento corrisponda, effettivamente, l’apprendimento.
L’apprendimento che si ottiene adottando un approccio non direttivo, invece, è molto simile a quello dei bambini che imparano a camminare: attraverso l’esperienza diretta, con una serie di tentativi ed errori.
Un business coach non direttivo stimola l’istinto a imparare che è innato in ognuno di noi, generando autonomia nell’apprendimento. È un facilitatore che supporta la ricerca di consapevolezza e aiuta a risolvere i problemi.
Passiamo ora alle 4 fasi del coaching efficace.
Il manager efficace non conduce il colloquio di coaching definendone i contenuti, piuttosto lascia al collaboratore la gestione di sé, della struttura e del processo della sessione.
Ti proponiamo un TED Talk più connesso alle organizzazioni aziendali, nel quale la coach Saba Imru-Mathieu racconta come un leader coach sia in grado di creare un ambiente di lavoro più efficace, capace di porre le basi per lo sviluppo delle competenze, a tutti i livelli.
Saba Imru Mathieu introduce diversi concetti fondamentali.
Il primo è quello di empowerment - che puoi approfondire in questo articolo - che indica un processo molto simile a quello che noi intendiamo con coaching: liberare il potenziale per raggiungere gli obiettivi e ottenere una piena soddisfazione.
Il secondo è quello della coaching culture di cui abbiamo parlato in questo articolo, provando a capire cosa accade quando il business coaching entra a far parte della cultura aziendale.
Questa tendenza all’apprendimento continuo è importante non solo dal punto di vista del benessere organizzativo, ma anche e soprattutto perché è in grado di incrementare la fiducia con cui si affrontano le trasformazioni, i cambiamenti e le sfide del mercato.
I canali virtuali consentono delle organizzazioni di rispondere ai cambiamenti e alle situazioni inattese in modo proattivo, con attività di coaching personalizzato che si adattarsi ai nuovi strumenti caratteristici del lavoro agile.
Il modello GROW aiuta il manager nel processo di coaching, con l’ottica di raggiungere un risultato significativo.
Non si tratta di un metodo nato da una teoria, ma di un modello cresciuto con la pratica per adattarsi a ogni situazione al meglio.
Grazie ai 4 passaggi di GROW, la conversazione tende a essere più fluida e naturale, con una sensazione di maggiore controllo di ciò che accade, da parte del collaboratore.
Esaminiamo le singole fasi una alla volta.
Tutti i passaggi del modello sono critici, ma il primo, goal, ha probabilmente l’impatto più determinante sul successo del dialogo di coaching.
All’inizio del coaching, è indispensabile comprendere
In questa fase, non viene definito un obiettivo a lungo termine, perché sarebbe irraggiungibile con un solo colloquio di coaching.
Dopo la delicata ed essenziale fase di definizione degli obiettivi, è necessario avere un quadro chiaro della situazione.
In questo passaggio, il business coach incoraggia il collaboratore a discutere e a diventare più consapevole di ogni aspetto della realtà.
Il compito primario del coach è solo comprendere, non risolvere, chiarendo il più possibile la situazione affrontata.
Una volta raggiunta la comprensione più chiara possibile della situazione, la discussione evolve in modo naturale verso ciò che può essere fatto.
Lo scopo di questa fase non è trovare la risposta giusta o la soluzione perfetta, bensì elencare il maggior numero possibile di scelte, alternative e opportunità che possano condurre il collaboratore ad altrettante azioni.
Se nel passaggio Reality si raggiunge la consapevolezza, da qui, ora, l’obiettivo è costruire una lista di ciò che è possibile fare, senza giudizi o valutazioni.
Lo scopo di questa fase finale del processo di coaching è trasformare la discussione in una decisione.
Si tratta di elaborare un piano d’azione che poggi su un terreno accuratamente sondato e possa contare sulla più ampia scelta possibile.
Nella fase delle opzioni, è stato disposto sul tavolo un buon numero di possibilità. Ciò che rimane da fare è selezionare la scelta più appropriata, condividendo e accordandosi sui prossimi passi.
È fondamentale che sia il collaboratore a dire con precisione cosa si impegnerà a fare, in quali tempi e in che modi.
L’obiettivo del coach, nell'ultima fase, è stimolare l’impegno all'azione.
Riassumendo, il modello GROW vuole allenare i manager ad agire come veri coach, per supportare il gruppo di lavoro nel raggiungimento di risultati straordinari, creando un ambiente professionale nel quale imparare, evolvere e performare siano le condizioni naturali per tutti.
InsideOut ha studiato e realizzato GROW, il prodotto formativo di nuova concezione per sviluppare l'efficacia manageriale e aiutarti a:
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