L’obiettivo di questo articolo è offrirti una piccola guida per individuare le aree di miglioramento della relazione interpersonale e orientarla all'efficacia, grazie a una maggiore consapevolezza.
Vediamo quali sono, nei prossimi paragrafi (puoi cliccare sull'argomento di tuo interesse nell'elenco che segue).
Collegamenti rapidi:
Nel video che segue, Yves Morieux di Boston Consulting Group individua proprio nell'interazione la chiave per incrementare le performance aziendali, creando coinvolgimento nei dipendenti, l’elemento essenziale per migliorarne la motivazione.
Ora facciamo un piccolo passo indietro, cercando di individuare le cause dei conflitti sul lavoro.
Per rispondere a questa domanda, è necessaria una piccola specifica sul processo di comunicazione interpersonale. Riassumendolo, solitamente si svolge come segue:
- il mittente vuole inviare un messaggio
- il mittente si esprime usando un codice di comunicazione
- il messaggio viene trasmesso attraverso un canale di comunicazione
- il destinatario riceve il messaggio
- mittente e destinatario possono verificare se obiettivo e risultato della comunicazione coincidono
I fraintendimenti si possono generare in qualunque tipo di comunicazione, quindi anche nei rapporti interpersonali in azienda; ecco allora che il ruolo dell’ascolto empatico diventa essenziale per provare a comprendere, e magari anche prevedere, il nostro comportamento e quello degli interlocutori. Per farlo, può essere utile identificare i diversi stili di relazione, vediamo come, nel prossimo paragrafo.
È a Carl Gustav Jung e al suo testo del 1919 che si deve l’invenzione dei tipi psicologici, un tentativo riuscito di risposta all'esigenza di leggere e interpretare i comportamenti umani.
L’intelligenza relazionale è uno strumento molto più efficace rispetto al semplice etichettare una persona, un approccio empirico e allo stesso tempo analitico grazie al quale è possibile riconoscere e spiegare 3 aspetti chiave delle relazioni interpersonali:
Sappiamo bene di non potere comunicare solo con chi ci piace o di cui istintivamente comprendiamo il comportamento; di non potere giudicare male chi reagisce in maniera diversa dalla nostra; di non poterci scontrare con tutti quelli che non capiamo. Eppure, questo è ciò che succede regolarmente!
Per non trovarsi a dovere gestire conflitti nel gruppo di lavoro, quindi, perché non provare a essere più consapevoli dei diversi comportamenti, iniziando dal nostro, per migliorare le relazioni con i tipi opposti?
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Le aree comportamentali sono caratterizzate da preferenze, attenzione però, con preferenza si intende una naturale direzione verso cui sono indirizzate le nostre energie psichiche. Siamo ciò che siamo e non esistono regole per cambiare il nostro carattere, tuttavia si può lavorare per essere consapevoli delle spinte interiori e per usarle in modo efficace nelle relazioni interpersonali.
Chi tende a essere distaccato e auto-controllato; usa con grande parsimonia sia l’espressività del volto, sia quella corporea; le persone più formali e controllate.
Chi tende ad avere un linguaggio del corpo molto più aperto e a fornire un maggior numero di feedback non-verbali; ha un atteggiamento meno rigido di chi appartiene al precedente profilo, sebbene questo renda molto evidenti i propri stati d’animo.
Un linguaggio del corpo espansivo ed espressivo caratterizza le persone con questa preferenza che amano manifestare la loro energia vitale e mostrano segni di impazienza e noia ogni volta che il mondo esterno non offre loro stimoli veloci.
In apparenza generalmente più riservate nel linguaggio del corpo, hanno una gestione attenta delle loro preferenze che trattengono dentro di sé. Pacatezza, moderazione e precisione caratterizzano gesti e atteggiamenti.
Per interagire con le diverse energie psichiche, è importante adattarsi di volta in volta allo stile relazionale degli interlocutori, migliorando così la qualità della comunicazione. Si tratta, nel concreto, di operare piccoli aggiustamenti per essere più disponibili e quindi più compatibili anche con chi è molto di verso da noi.
Esistono giornate sì e giornate no?
Per ciascuno di noi esistono giornate positive, in cui diamo il meglio e abbiamo l’impressione di vivere in equilibrio con noi stessi e con il nostro modo di essere, e giornate negative in cui, invece, abbiamo l’impressione di dare il peggio, di girare a vuoto, di agire mossi da pulsioni difficilmente controllabili.
Nel primo caso, sentiamo di essere pienamente sotto il nostro stesso controllo: ci riconosciamo e piacciamo, in un certo senso.
Nel secondo caso, liberiamo le energie psichiche in modo distorto, evidenziando degli aspetti del nostro comportamento che possono essere negativi e antisociali. Una conseguenza di questo secondo stato d’animo è la mancanza di fiducia sul lavoro, la sensazione di sentirsi sollecitati e sotto pressione, in altre parole stressati, approfondiamo l’argomento nel prossimo paragrafo.
Il termine inglese stress significa pressione e sollecitazione, indica la spinta a reagire, mediante l’adattamento, esercitata sull'organismo.
Di per sé lo stress non è né positivo né negativo: l’organismo risponde in modo uguale agli eventi della vita, che siano piacevoli o spiacevoli, esaltanti o deprimenti. A fare la differenza è come la persona vive la situazione, infatti si distinguono eustress e distress.
Se un evento diventa stressante, si hanno due facce della medaglia: un iniziale miglioramento delle capacità mentali, fisiche e organizzative (eustress) e un progressivo loro decadimento (distress), con l’aumento del grado di stress.
Da un punto di vista psicologico, il distress non dipende solamente dall'accumularsi degli eventi, ma anche da come li valutiamo, dal peso emotivo e dal significato che hanno per noi. Questo spiega il motivo per cui ciò che è stressante per una persona può non esserlo per un’altra. Come per le giornate positive e per quelle negative, ciascuna energia psichica possiede aspetti di eustress e di distress specifici e riconoscibili.
Il manager in azienda può contribuire a gestire le diverse personalità e fare in modo che non entrino in conflitto tra loro, lavorando prima di tutto su se stesso e attuando uno stile di leadership assertiva.
Come è fatto un leader assertivo?
Ha fiducia in sé e affronta le sfide nelle relazioni interpersonali con efficacia, sa tenere il punto senza mai mancare di rispetto agli interlocutori.
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Il comportamento assertivo aiuta a comunicare efficacemente, mantenendo un clima aziendale sereno e cercando di evitare la generazione di fraintendimenti. Per conoscere il ruolo della comunicazione assertiva nel successo dei processi di vendita, puoi leggere questo articolo.
Quando la comunicazione interna all'azienda è efficace, si è in grado di aumentare il coinvolgimento dei collaboratori, elemento determinante per la motivazione e la soddisfazione perché innesca un circolo virtuoso che porta al benessere e all'incremento delle performance.
Come coinvolgere i dipendenti?
È molto importante, ai fini dell'engagement, diffondere i valori aziendali e in quest’ottica la cultura ha un ruolo centrale. Per creare valore, allo stesso tempo, le competenze dovrebbero essere condivise e trasmesse a tutto il team di lavoro.
Per farlo, non è necessario organizzare complessi eventi di team building fuori sede, può essere sufficiente puntare su esperienze che aiutino a consolidare le relazioni.
Le aziende riconosciute per i loro modelli organizzativi all'avanguardia, come ad esempio Google, prevedono incontri di allineamento interni nel corso dei quali i colleghi condividono idee, opinioni e progetti innovativi per sviluppare insieme soluzioni di successo.
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