I leader trasformazionali sono spesso definiti leader silenziosi, non tanto per la poca loquacità, quanto per la capacità di motivare i propri collaboratori attraverso l’esempio e i comportamenti, più che con le parole.
Ma quali sono le caratteristiche di queste persone? Cosa determina la loro efficacia nell'ispirare e coinvolgere i membri del gruppo di lavoro per raggiungere gli obiettivi desiderati? Ne parliamo nelle prossime righe, affidandoci ad alcuni esempi celebri:
Come detto nella premessa, questo tipo di leader è in grado di guidare i suoi collaboratori attraverso l’esempio pratico: i suoi comportamenti. Nello stile di leadership trasformazionale, i rapporti interpersonali sono fondati sull'empatia, l’ispirazione e il coinvolgimento emotivo. Il leader è sicuro dei propri mezzi, non ha paura di affrontare le sfide ed è pronto a fare lui stesso qualche sacrificio per il bene dell’azienda.
È l’ispirazione il punto cardine della leadership trasformazionale perché sprona le persone a raggiungere risultati molto più che soddisfacenti, grazie all'espressione massima del potenziale. I collaboratori lavorano in modo autonomo e sono in grado di assumersi responsabilità e prendere decisioni, grazie all'esempio del manager che incarna questo tipo di leadership.
Oltre all'ispirazione, i leader trasformazionali riescono a incrementare la motivazione nel team, essenziale al raggiungimento degli obiettivi e alla produttività dell’azienda, ma anche a diffondere il benessere a tutti i livelli dell’organizzazione, migliorano il morale, le relazioni tra colleghi e il clima generale grazie a una spiccata capacità di risolvere i conflitti.
Si tratta, quindi, di uno stile di leadership efficace, adatto a ogni tipologia d’azienda orientata alla crescita.
Una definizione scientifica del termine ci viene offerta da James Burns che parla del leader trasformazionale come colui che prova a cambiare gli atteggiamenti poco efficaci e i processi organizzativi per raggiungere obiettivi sfidanti e grandi risultati per l’azienda, il tutto con un’attenzione ai bisogni specifici dei suoi collaboratori.
Come abbiamo visto, lo stile trasformazionale è proprio di leader e manager che sono delle vere e proprie eccellenze nei settori più disparati. Quelli che seguono sono alcuni personaggi che lo hanno incarnato; abbiamo individuato una frase celebre per ognuno di loro.
“Se desideri qualcosa di nuovo,
devi smettere di fare qualcosa di vecchio”
Peter Drucker, docente e consulente manageriale, oltre ad avere previsto alcuni dei cambiamenti più radicali del ventesimo secolo, tra cui l’ascesa dell’economia nipponica e la sempre crescente importanza del marketing e dell’innovazione, ha coniato l’espressione “knowledge worker” a ribadire la centralità dell’apprendimento continuo non solo nello sviluppo professionale del singolo collaboratore, ma nel successo delle aziende in un mercato caratterizzato dai rapidi mutamenti.
Drucker è un esempio di leader trasformazionale per la sua forte spinta a unire l’innovazione all'imprenditorialità. Innovazione non intesa solo come tecnologia all'avanguardia, ma capacità di affrontare il cambiamento e addirittura di favorirlo, cogliendo le occasioni e le opportunità man mano che queste si presentano.
“Una leadership efficace consiste nel mostrare
ai collaboratori come fare il lavoro di un manager”
John D. Rockefeller è stato il fondatore della Standard Oil, cominciando da una sola raffineria e trasformando l’azienda in una corporation, principalmente attraverso l’acquisizione di altre società. Rockefeller ha messo molto impegno nell'ottimizzazione e nell'efficientamento della sua stessa organizzazione, mentre questa diventava sempre più vasta.
Uno dei segreti del successo di questo imprenditore, forse il più celebre della sua epoca, diventato una vera e propria icona statunitense, è stata la sua capacità di condividere la visione con tutti i livelli della sua compagnia, ritenendo ciascun collaboratore degno di fiducia e responsabile nel tradurre tale visione in risultati concreti e traguardi raggiunti.
“Penalizzare chi commette errori in buona fede
rischia di reprimere la creatività.
Voglio circondarmi di persone capaci di fare muovere
e scuotere il mondo e che facciano anche errori”
Ross Perot ha fondato la sua società negli anni Sessanta dopo avere lavorato in IBM come commerciale. Il suo core business riguarda la produzione e fornitura di sistemi informatici per altre aziende. A differenza dell’organizzazione delle attività e delle procedure rigide previste in IBM, Perot incoraggia i suoi collaboratori a fare tutto il necessario per supportare i clienti, anche senza bisogno di attendere un’autorizzazione. La sua visione è decisamente orientata all'azione, il suo motto è “Va’ e fai”, la mission dell’azienda: “Portiamo ordine nel caos”.
“Un cattivo sistema sarà sempre capace
di sconfiggere una brava persona”
William Edwards Deming è conosciuto per essere il padre del controllo qualità basato sulla statistica. Dopo il dottorato conseguito a Yale in matematica e fisica, ha collaborato con il Governo USA e contribuito a diffondere il suo metodo statistico dapprima nell'industria bellica, nel corso della II Guerra Mondiale, poi in Giappone che è riuscito a portare tra le potenze industriali mondiali in soli 4 anni.
Come abbiamo visto, l’uso della leadership trasformazionale è strategico in quelle realtà aziendali, magari con una struttura piuttosto superata e che hanno in programma un cambiamento organizzativo. Non solo, si adatta perfettamente anche alle piccole imprese che desiderano fare un passo in avanti e per farlo sono disposte a modificarsi internamente, adattandosi in modo agile al nuovo mercato.
In questi e altri casi, il leader trasformazionale sarà in grado di fare propria la visione dell’azienda, comunicarla e condividerla, portando i collaboratori nella stessa direzione, quella del successo.
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