In questo articolo, troverai alcuni esempi e consigli pratici per imparare a riconoscere le emozioni e gestirle, migliorando il benessere e la produttività in azienda.
Quando un responsabile del gruppo di lavoro assume il ruolo di leader e di coach, non facilita solo l’espressione delle emozioni da parte dei collaboratori, ma è anche in grado di riconoscere i segnali delle eventuali sensazioni negative che rischiano di ridurre i livelli di soddisfazione e motivazione.
Si tratta di elementi determinanti e capaci di generare un circolo virtuoso di maggiore benessere aziendale e incremento della produttività, per cui è essenziale che un manager riesca a monitorarli.
L’organizzazione regolare di incontri one-to-one è tra i modi più efficaci per riconoscere le situazioni che potrebbero minare l’espressione del potenziale personale: da un lato, il manager-coach ha la possibilità di ascoltare i pensieri dei collaboratori e coglierne i messaggi non verbali; dall’altro lato, le persone trovano un ambiente sicuro per condividere le preoccupazioni, ma anche le soddisfazioni.
Nel corso di questi momenti di confronto, è importante comprendere quali siano i fattori che motivano ogni individuo a livello quotidiano, così come le situazioni che lo mettono a disagio e hanno un impatto sulla capacità di concentrazione.
Nelle organizzazioni che hanno adottato la modalità di lavoro da remoto, è opportuno confrontarsi anche sui limiti e sui vantaggi dello smart working, per capire se e come migliorare la comunicazione e ridurre ogni possibile causa di stress.
La risposta a questa domanda ci viene fornita da una ricerca condotta nel 1997 da Cynthia Fisher, Professoressa di Management alla Bond University in Australia.
Nella sua pubblicazione "Emotions at Work: What Do People Feel, and How Should We Measure It?", le emozioni negative più comuni vissute nel contesto lavorativo sono risultate essere la frustrazione, la preoccupazione, il nervosismo, la rabbia, l’antipatia e la delusione.
Nel caso dei manager, le situazioni che possono dare vita a questa gamma di sensazioni variano dal rapporto con il gruppo di lavoro, con il capo e con gli altri manager alla difficoltà a gestire la pressione su di sé. Iniziamo proprio da quest’ultima condizione, perché spesso siamo noi stessi a caricarci di una pressione eccessiva.
Le tecniche di self-empowering utili ai manager per evitare di caricare il proprio ruolo di una pressione eccessiva ed esprimere al massimo il potenziale professionale comprendono:
A ogni manager capita di dovere gestire situazioni complesse con le proprie persone ed è del tutto naturale che si inneschi una reazione emotiva.
Per essere efficaci nella comunicazione di una critica o un richiamo, è utile impostare la conversazione su tre pilastri fondamentali.
Anche il rapporto tra il manager e il suo responsabile diretto ha bisogno di accorgimenti per raggiungere un corretto allineamento di approcci e priorità.
In ogni azienda, ogni dipartimento ha obiettivi diversi che insieme contribuiscono al successo dell’organizzazione. Non sempre, però, si ha la sensazione di navigare tutti nella stessa direzione e le sfide sono differenti, a seconda della funzione.
Quando la tensione tra manager raggiunge un punto di non ritorno, può capitare di dire qualcosa di cui ci si pente.
Ammettere l’errore e scusarsi sono i primi passi. Dopodiché, anche queste situazioni possono diventare occasioni di apprendimento, per riconoscere la causa scatenante della reazione eccessiva ed essere più preparati in futuro.
Un modo molto efficace per migliorare questi aspetti è rivivere la scena e provare a immaginare una risposta diversa, magari appuntandola per le conversazioni successive.
Abbiamo visto come gestire le emozioni richieda uno sforzo in termini di maggiore consapevolezza di noi stessi e degli altri. Non è certo possibile evitare di provare sensazioni, anche negative, ma riconoscerle è il modo migliore per usarle come leva per una maggiore efficacia, sia personale che manageriale.
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