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Come gestire le emozioni e diffondere benessere in azienda

Scritto da Domenico Malara | 05.08.2021

Ogni interazione quotidiana ha a che vedere con la nostra sfera emotiva: dall’ambiente di lavoro a quello domestico, dalla vita sociale a quella familiare. In particolare, nelle organizzazioni aziendali è del tutto irrealistico immaginare un ambiente privo di sensazioni e reazioni emotive e chi ricopre una posizione manageriale aggiunge alle proprie anche quelle del gruppo di lavoro. Come gestire le emozioni, dunque?

In questo articolo, troverai alcuni esempi e consigli pratici per imparare a riconoscere le emozioni e gestirle, migliorando il benessere e la produttività in azienda.

Come gestire le emozioni al lavoro: esempi pratici

Quando un responsabile del gruppo di lavoro assume il ruolo di leader e di coach, non facilita solo l’espressione delle emozioni da parte dei collaboratori, ma è anche in grado di riconoscere i segnali delle eventuali sensazioni negative che rischiano di ridurre i livelli di soddisfazione e motivazione.

Si tratta di elementi determinanti e capaci di generare un circolo virtuoso di maggiore benessere aziendale e incremento della produttività, per cui è essenziale che un manager riesca a monitorarli.

 

Come?

 

L’organizzazione regolare di incontri one-to-one è tra i modi più efficaci per riconoscere le situazioni che potrebbero minare l’espressione del potenziale personale: da un lato, il manager-coach ha la possibilità di ascoltare i pensieri dei collaboratori e coglierne i messaggi non verbali; dall’altro lato, le persone trovano un ambiente sicuro per condividere le preoccupazioni, ma anche le soddisfazioni.

 

 

Nel corso di questi momenti di confronto, è importante comprendere quali siano i fattori che motivano ogni individuo a livello quotidiano, così come le situazioni che lo mettono a disagio e hanno un impatto sulla capacità di concentrazione.

Nelle organizzazioni che hanno adottato la modalità di lavoro da remoto, è opportuno confrontarsi anche sui limiti e sui vantaggi dello smart working, per capire se e come migliorare la comunicazione e ridurre ogni possibile causa di stress.

 

Quali sono le emozioni negative più comuni

nel contesto lavorativo?

 

La risposta a questa domanda ci viene fornita da una ricerca condotta nel 1997 da Cynthia Fisher, Professoressa di Management alla Bond University in Australia.

Nella sua pubblicazione "Emotions at Work: What Do People Feel, and How Should We Measure It?", le emozioni negative più comuni vissute nel contesto lavorativo sono risultate essere la frustrazione, la preoccupazione, il nervosismo, la rabbia, l’antipatia e la delusione.

Nel caso dei manager, le situazioni che possono dare vita a questa gamma di sensazioni variano dal rapporto con il gruppo di lavoro, con il capo e con gli altri manager alla difficoltà a gestire la pressione su di sé. Iniziamo proprio da quest’ultima condizione, perché spesso siamo noi stessi a caricarci di una pressione eccessiva.

Il self-empowering per liberare il potenziale

Le tecniche di self-empowering utili ai manager per evitare di caricare il proprio ruolo di una pressione eccessiva ed esprimere al massimo il potenziale professionale comprendono:

  • l’attività di coaching con un professionista o un mentore
  • il coaching con un manager di pari livello con il quale condividere esperienze e competenze
  • il feedback ricevuto da responsabili e collaboratori, in ottica di miglioramento continuo

La gestione efficace dei collaboratori

A ogni manager capita di dovere gestire situazioni complesse con le proprie persone ed è del tutto naturale che si inneschi una reazione emotiva.

Per essere efficaci nella comunicazione di una critica o un richiamo, è utile impostare la conversazione su tre pilastri fondamentali.

  1. La situazione: è importante iniziare dal contesto per essere il più possibile chiari (ad esempio: “La scadenza per l’invio della presentazione era lo scorso venerdì”).
  2. Il comportamento: dopo la breve premessa, è utile descrivere il comportamento osservato, senza alcun giudizio di valore (ad esempio: “Ho ricevuto la presentazione lunedì ed era incompleta”).
  3. L’impatto: a questo punto, andrebbe spiegato l’impatto del comportamento sul manager, sul gruppo di lavoro e sull’intera organizzazione (ad esempio: “Il cliente era del tutto insoddisfatto e dunque non abbiamo raggiunto i nostri obiettivi").

La relazione con il responsabile diretto

Anche il rapporto tra il manager e il suo responsabile diretto ha bisogno di accorgimenti per raggiungere un corretto allineamento di approcci e priorità.

Per gestire le emozioni in questo contesto, è utile preparare una serie di punti chiave da affrontare, comunicando in modo chiaro le esigenze del dipartimento e fornendo esempi pratici di cosa potrebbe accadere se non fossero accontentate.

I rapporti con gli altri manager

In ogni azienda, ogni dipartimento ha obiettivi diversi che insieme contribuiscono al successo dell’organizzazione. Non sempre, però, si ha la sensazione di navigare tutti nella stessa direzione e le sfide sono differenti, a seconda della funzione.

Quando la tensione tra manager raggiunge un punto di non ritorno, può capitare di dire qualcosa di cui ci si pente.

 

Cosa fare in questi casi?

 

Ammettere l’errore e scusarsi sono i primi passi. Dopodiché, anche queste situazioni possono diventare occasioni di apprendimento, per riconoscere la causa scatenante della reazione eccessiva ed essere più preparati in futuro.

Un modo molto efficace per migliorare questi aspetti è rivivere la scena e provare a immaginare una risposta diversa, magari appuntandola per le conversazioni successive.

 

 

Abbiamo visto come gestire le emozioni richieda uno sforzo in termini di maggiore consapevolezza di noi stessi e degli altri. Non è certo possibile evitare di provare sensazioni, anche negative, ma riconoscerle è il modo migliore per usarle come leva per una maggiore efficacia, sia personale che manageriale.

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