Nel 2015, a organizzare dei corsi di formazione è stato il 21% delle aziende e vi ha preso parte il 28% dei dipendenti (fonte dati Unioncamere). Rispetto all'anno 2014, ma soprattutto rispetto agli anni tra il 2009 e il 2011, quando era il 35% delle imprese a offrire piani di formazione ai propri collaboratori, si assiste dunque a una netta diminuzione. In questo quadro, tuttavia, emerge un dato in controtendenza, perché per la prima volta nel 2015 il budget previsto per la formazione manageriale è in crescita, con il 41% delle aziende che dichiara appunto di avere stanziato più risorse in questa direzione. Nel post di oggi vedremo:
L’aumento del budget destinato ai progetti formativi per il management corrisponde a una crescita della sensibilità delle imprese, consapevoli della necessità di andare oltre il training interno tra dipendente e dipendente, puntando invece allo sviluppo di competenze diversificate da approfondire a seconda delle funzioni e degli obiettivi.
L’Osservatorio Asfor 2015 ha intervistato un campione di 50 aziende di medio-grande dimensione per rilevare le tendenze della formazione per i manager.
Già in merito alla definizione stessa di formazione manageriale troviamo però 3 risposte diverse. Vediamo quali sono:
Una proposta formativa rivolta esclusivamente a coloro che ricoprono incarichi manageriali o hanno responsabilità di pari livello in termini di risorse da gestire
Formazione aziendale non tecnica o specifica per un ruolo, ma che si concentra sullo sviluppo di soft skill quali la leadership o la capacità di negoziazione
Formazione non convenzionale, coaching e attività di outdoor training
A seconda del focus, sia esso il destinatario della proposta formativa, l’oggetto oppure il metodo, otteniamo dunque risposte diverse anche solo sul significato del termine.
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Sempre i dati di Asfor offrono una panoramica anche rispetto ai contesti aziendali nei quali la formazione viene definita indispensabile dal management:
oltre il 40% dei manager intervistati
indica come la formazione
sia estremamente rilevante
in situazioni di change management
Oltre allo sviluppo di competenze tecniche, come possono essere le conoscenze linguistiche, aggiornamenti IT o di marketing, sulla legge 231 o in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, è sulle soft skill e in particolare sulla gestione del cambiamento che si concentrano le priorità delle attività formative.
Quali capacità servono oggi a un manager
per guidare il cambiamento?
Per acquisire maggiore sicurezza e potere fare fronte a riorganizzazioni aziendali, progetti di ottimizzazione e miglioramento dei processi, sono necessarie competenze manageriali, abilità comunicative e relazionali che, unite alle conoscenze specialistiche, conferiscono credibilità ai manager agli occhi dei propri collaboratori.
Storicamente la formazione rivolta ai manager si concentrava sulle tecniche di gestione efficace ed efficiente, per far funzionare al meglio le aziende di ogni tipo e settore.
Si trattava dunque prevalentemente di obiettivi di fatturato, da raggiungere con il miglioramento delle hard skill dei partecipanti ai corsi.
In tempi più recenti, invece, l’esigenza si è evoluta nella necessità di comprendere come far funzionare al meglio un’azienda, concentrando quindi la formazione sulle soft skill per raggiungere modelli di sviluppo economico sostenibile nel lungo periodo.
Quale tipo di manager facilita il cambiamento?
Ma se la cultura manageriale affronta nuove sfide per ridisegnare spesso completamente le strutture organizzative, è bene ricordare che per modificare la visione dei collaboratori e allinearla alla strategia dell’azienda occorre innanzitutto cambiare la propria. E qui arriviamo al terzo e ultimo punto.
La risposta si trova già nella domanda che funge da titolo per questo paragrafo. Come abbiamo anticipato poco sopra, se si desidera cambiare la vision del proprio reparto e diffondere la nuova linea strategica dell’azienda, il primo passo è assimilare tale linea, farla propria, cambiare in prima persona.
Alla base di un piano di formazione rivolto ai manager, quindi, prima ancora dello sviluppo della capacità di gestire le risorse, ci deve essere un rafforzamento della self leadership.
Non parliamo di concetti astratti finalizzati all'assimilazione di mantra come “sii leader di te stesso”, ma di formazione comportamentale che si pone obiettivi ben definiti:
Quanto la leadership individuale
può rafforzare la fiducia
nelle proprie capacità e in quelle del team?
Prima di accrescere le competenze necessarie a guidare un team di collaboratori, è opportuno che il manager sia a suo agio con i punti elencati qui sopra.
Non sempre, tuttavia, i risultati di un piano formativo aziendale sono duraturi, spesso si torna alle abitudini perché mancano alcuni strumenti necessari alla riuscita del progetto.
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