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Cosa fare e non fare prima di un team building aziendale

Scritto da Salvatore Errante | 05.09.2017

Probabilmente l’elemento che determina il successo di un team building aziendale è la sua preparazione. Tuttavia, non si tratta solo di pianificare con cura l’evento, ma di condividere obiettivi, progetto e risultati con i partecipanti.

Nelle righe seguenti, offriremo alcuni consigli pratici alle aziende che stanno pianificando l’organizzazione di un evento di team building. 

Cos'è un team building aziendale?

Con l’espressione inglese team building vengono indicate metodologie specifiche, studiate per costruire e consolidare i gruppi di lavoro, in particolare quelli orientati al raggiungimento di obiettivi e risultati.

Per migliorare la capacità dei componenti di collaborare con il team e quindi incrementare le performance, vengono organizzate delle attività di squadra.

Per quanto popolare, il termine team building spesso viene utilizzato impropriamente e di conseguenza capita che le stesse attività siano percepite come delle totali perdite di tempo.

Ecco di cosa parleremo nelle prossime righe.

Collegamenti rapidi:

L’obiettivo del team building, come abbiamo visto, è la formazione di un gruppo di persone, attraverso attività studiate specificamente per sviluppare nei partecipanti le competenze che caratterizzano la cultura aziendale.

Ogni componente del gruppo di lavoro dovrebbe quindi acquisire un senso di identità e responsabilità, mettendo le proprie qualità migliori a disposizione del raggiungimento degli obiettivi di business.

Utilizzato con successo negli USA anche sui bambini, oggi il team building è applicato anche in ambito aziendale, per incrementare la coesione fra i collaboratori.

La costruzione del gruppo, quando associata a un'analisi delle esigenze e strutturata con fasi di debrief alternate alle attività, può avere una valenza più formativa o più ludica, a seconda degli obiettivi. 

Gli esercizi e le attività previste dal programma di team building, solitamente, sono mirati al miglioramento delle performance professionali, alla promozione della collaborazione tra i membri di un’organizzazione, di un reparto o tra diversi reparti, al rafforzamento della soddisfazione nei confronti del proprio ruolo lavorativo o alla condivisione della mission e/o visione aziendale. 

Gli obiettivi non sempre vengono centrati, soprattutto se le attività non sono ben progettate e gestite. Nei paragrafi seguenti, proveremo allora a darvi alcuni consigli per un piano efficace e vi forniremo un elenco di cose da fare e non fare prima del team building, se state pensando di organizzarne uno.

5 consigli preliminari al team building

Per non essere un’attività ludica fine a se stessa, il team building aziendale non può prescindere dalla definizione chiara degli obiettivi che si intendono raggiungere. Solo così l’evento diventa un’occasione reale e concreta di apprendimento, un’esperienza che stimoli il cambiamento.

Ecco i nostri primi 5 consigli:

1. Obiettivi: qual è la situazione dell’azienda? Quali sfide stanno vivendo i collaboratori? Cosa si desidera che apprendano o migliorino con il team building? Perché è importante raggiungere tali risultati e come verranno misurati? 

2. Dialogo aperto tra persone e responsabili per chiarire gli obiettivi e la serietà dell’attività

3. Condivisione del metodo tra formatore aziendale e manager (o team HR)

4. Pianificazione equilibrata di momenti attivi e riflessivi

5. Programmazione di sessioni di peer to peer coaching tra colleghi e incontri one-to-one tra collaboratore e responsabile per monitorare i risultati

Team building aziendale: cosa fare & non fare

Innanzitutto è importante, come già ripetuto più volte, coinvolgere i partecipanti condividendo con loro gli obiettivi dell’attività e i risultati attesi, collegandola con il contesto aziendale e con il momento storico che sta vivendo l’organizzazione e/o il team. 

Per quanto riguarda il tipo di attività, si può decidere se rivelarla o se preferire l’effetto sorpresa, svelando nel momento stesso dello svolgimento la metodologia scelta. Il consiglio è, se si desidera mantenere l’effetto sorpresa, di assicurarsi perlomeno che le persone arrivino preparate all'evento (ad es. comunicando l’abbigliamento più idoneo).

No alle attività troppo sfidanti fisicamente

La creazione di eventi troppo focalizzati sulla sfida fisica potrebbero creare disagio in alcuni membri del team e favorire malumori o divisioni in gruppetti.

È molto probabile che la forza e la resistenza fisica non siano delle caratteristiche richieste nella professione, né elementi che determinano il successo di un team. 

Le abilità sportive quindi non dovrebbero avere un ruolo così centrale nel progetto di team building e ogni persona dovrebbe riuscire a dare il suo contributo al risultato finale. Ciò che è importante non sarà quindi il livello di impegno fisico della prova quanto il pieno coinvolgimento emotivo del singolo e del team, che dovrà utilizzare al meglio le risorse di cui dispone.

Sì alla creazione metaforica di situazioni lavorative reali

Le sfide dovrebbero permettere di vivere metaforicamente situazioni lavorative familiari per facilitare l’espressione di quei comportamenti utili ad affrontare e risolvere le problematiche quotidiane. 

Il formatore aziendale dovrebbe quindi progettare attività che inducano i partecipanti ad utilizzare tutte le risorse del gruppo per raggiungere obiettivi comuni, liberando il potenziale del singolo e rafforzando nel contempo lo spirito di squadra e il senso di appartenenza all’azienda.

No a puntare tutto esclusivamente sulle emozioni forti

Per quanto alcune attività (rafting, fire walking, go-kart, ecc.) siano affascinanti ed emozionanti, è fondamentale assicurarsi che siano davvero utili alla costruzione di un team, includendone tutti gli elementi e facendo sentire ogni individuo parte della squadra e determinante per il suo successo.

Qualche volta, con l’obiettivo di stupire e generare forti emozioni, ci si dimentica che la percezione di sfida e la soglia dell’area di comfort è estremamente soggettiva e che il vero obiettivo è facilitare l’apprendimento e il cambiamento dei comportamenti desiderati.

Sì all’equilibrio tra azione e riflessione

Prevedete il tempo necessario alla discussione, intervallando ogni attività esperienziale con momenti di riflessione per potere tradurre gli apprendimenti e i nuovi comportamenti nel contesto lavorativo quotidiano.

Piuttosto che concentrare consecutivamente tante attività esperienziali è preferibile intervallare ciascuna con un momento di debriefing. È importante, infatti, non dare per scontato che l’azione di per sé si traduca automaticamente in  apprendimento. 

Il debriefing al termine dell’azione è fondamentale! I contenuti dell’apprendimento saranno così ancorati ad un'esperienza emotivamente appagante ed evocativa: apprendere e migliorare le proprie performance diventerà ancora più facile e stimolante. 

Ricordiamo, inoltre, che nei team building il tempo vola. E’ sempre preferibile definire con il cliente un numero contenuto di attività a favore di debriefing meno superficiali e più approfonditi, insieme ad una più facile gestione di eventuali imprevisti.

No alla scelta casuale del formatore

I facilitatori esercitano un duplice ruolo all'interno dei percorsi di team building:

  1. introducono i partecipanti alle diverse attività di team
  2. guidano il gruppo nel trasformare la propria esperienza di apprendimento in strumenti di lavoro concreti e quotidiani

Per questo motivo, è bene scegliere professionisti della facilitazione e non affidarsi esclusivamente a sportivi/attori/istruttori che, seppur in grado di guidare operativamente i gruppi allo svolgimento dell’attività, non hanno gli strumenti e le competenze per svolgere dei debriefing di qualità, riportando l’esperienza vissuta alla realtà aziendale. 

Troppe volte abbiamo sentito dai clienti frasi simili: “è stata una bella esperienza, divertente… ma non abbiamo capito la relazione con il nostro contesto”. In questo senso, il team di facilitazione migliore dei team building dovrebbe perlomeno comprende figure miste: specialisti delle attività proposte (ad. esempio lo chef nei cooking game) e i trainer aziendali (facilitatori professionisti dell’apprendimento).

Sì ai kit di progettazione delle attività

Troppo spesso, in vista della preparazione di un team building, abbiamo assistito presso i clienti a discussioni interminabili su: la composizione dei menù, la scelta dei gadget per i partecipanti, le modalità di spostamento del gruppo, ecc.

Per carità, tutti elementi logistico-organizzativi che concorrono al successo dell’evento, ma il cuore della discussione e della condivisione con il cliente dovrebbe riguardare a nostro giudizio altri aspetti:

  • la progettazione di una comunicazione di qualità che informi circa gli scopi del team building
  • un’eventuale survey pre-evento da confrontare con una successiva post-evento, per verificare l’impatto atteso dalla formazione
  • il programma dettagliato del team building (quali attività prediligere, con quali tempi e successione)
  • le domande di debriefing e i messaggi chiave da trasferire al termine di ciascuna attività esperienziale

Altrimenti, si corre il rischio che il team building venga confuso con una gita, un viaggio premio o una vacanza.

No all’evento aziendale una tantum

Non si possono trattare i team building come momenti magici, piccole iniezioni di produttività e motivazione a sé stanti da somministrare al bisogno. Gli eventi come i team building, e la formazione aziendale in generale, dovrebbero essere concepiti più come una cerimonia di apertura del percorso verso il raggiungimento degli obiettivi di miglioramento desiderati.

Per valutarne correttamente i risultati e misurarne il ritorno dell’investimento, è fondamentale definire la situazione di partenza, analizzare i progressi nel tempo, e rinforzare periodicamente i messaggi chiave. Gli eventi “one shot” non servono a nulla, se non a “godersi” una gita fuori porta a spese dell’azienda.

Sì al follow-up per mantenere i risultati

Il follow-up delle attività di team building è quindi uno strumento essenziale per il mantenimento dei risultati ottenuti, poichè nessuna attività lavorativa si alimenta autonomamente, ma necessita di continui rinforzi. Non si capisce quindi perché la formazione dovrebbe funzionare in maniera diversa.

 

 

Concludendo, organizzare un team building non significa offrire momenti di svago e puro divertimento, né all’opposto rinchiudere i propri collaboratori in un'aula per otto ore con l’obiettivo di inculcare nuove strategie aziendali.

Seguendo la guida di un partner di formazione affidabile, regalerete invece al team un’esperienza indimenticabile e contribuirete a migliorare notevolmente le performance individuali e di gruppo.

InsideOut ha progettato Enjoy, un prodotto formativo pensato per aiutare le aziende a promuovere i talenti e fare esprimere al massimo il potenziale dei collaboratori.

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